Com’è cambiato l’atteggiamento e la posizione della Chiesa su Medjugorje? Ad un anno dal suo mandato mons. Hoser fa il punto sulla situazione
Medjugorje: intervistato da ‘Avvenire’ il visitatore apostolico ha confermato la bontà del culto che si professa nel paese bosniaco.
Il compito del Visitatore Apostolico a Medjugorje
Quando il Santo Padre ha deciso di inviare monsignor Hoser, Arcivescovo emerito della diocesi di Cracovia-Praga, a Medjugorje si è pensato ad un’apertura decisa del Vaticano al riconoscimento del culto mariano professato nel paese bosniaco. In realtà, la sua presenza, è sì un segno di apertura, ma anche e soprattutto una tutela nei confronti dei pellegrini che ogni anno (circa 2 milioni) decidono di recarsi lì in pellegrinaggio.
Nei primi sei mesi il visitatore apostolico si è limitato ad osservare e analizzare il culto e dopo quel periodo di osservazione ha mandato una relazione a Papa Francesco. Lette le conclusioni del Visitatore Apostolico, Bergoglio ha deciso di nominarlo come curatore della pastorale di Medjugorje a tempo indefinito. Tale nomina consiste in una conferma dell’apertura ai pellegrinaggi verso il luogo di culto mariano, ma anche nel voler uniformare la pastorale del luogo ai dettami del Vaticano.
La presenza di Hoser ha fatto sì che su Medjugorje non aleggi più il sospetto di eresia: in diverse interviste ha spiegato come il culto sia cristocentrico e come da quella terra derivino buoni frutti (conversioni, vocazioni e guarigioni).
Il primo anno di lavoro di Monsignor Hoser
In questo primo anno da visitatore apostolico fisso, monsignor Hoser ha lavorato duramente per curare la pastorale della diocesi locale e per organizzare al meglio l’accoglienza dei pellegrini: “Oggi la mia missione a Medjugorje – afferma Hoser in un articolo riportato dal quotidiano Avvenire – è quella di accompagnare i pellegrini che arrivano da tutti i continenti ed essere loro accanto. I più numerosi sono gli italiani e i polacchi. Ma si contano pellegrini da ottanta differenti Paesi“.
Per quanto riguarda il culto e l’insegnamento della dottrina, poi, monsignor Hoser ritiene che il lavoro da fare non sia poi così molto: “Medjugorje è un riferimento di preghiera internazionale dove si toccano con mano straordinari frutti spirituali. Mi riferisco ad esempio alle conversioni, alle vocazioni sacerdotali e religiose, alle incessanti confessioni. Non ritengo ci siano tracce di eresia“.
Il dubbio sulle apparizioni
Insomma l’unico dubbio rimane sulle apparizioni mariane che i sei veggenti sostengono di avere da quasi 40 anni (ecco il testo dell’ultimo messaggio). A tal proposito si esprimerà il papa nel momento in cui lo riterrà più opportuno, per il momento il suo avviso è quello di slegare il culto dai fenomeni soprannaturali, una scelta che Hoser ritiene molto saggia: “La decisione lungimirante del Papa di aver slegato dalla vicinanza ai pellegrini il riconoscimento o meno delle presunte visioni mostra la premura della Chiesa verso tutti coloro che si affidano con cuore sincero all’intercessione materna di Maria anche recandosi in questa piccola località dell’Erzegovina“.
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Luca Scapatello
Fonte: Avvenire.it