Il libro dell’Esodo racconta: “Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole”.
Nelle mani di Mosè, Dio pone le Tavole della Legge, con cui sancisce un’alleanza, un patto, col popolo prescelto d’Israele; sul monte Sinai, la loro giuda (che li aveva portati lontani dalla schiavitù d’Egitto) riceve le istruzioni su come sarebbe piaciuto a Dio che gli uomini si comportassero al suo cospetto.
Nel Vecchio Testamento, sia il Libro dell’Esodo, che quello del Deuteronomio, parlano delle Tavole; nel corso delle varie traduzioni e per le verità appurate e portate avanti dall’ebraismo o dalle schiere cattoliche, sia la punteggiatura, che la precisazione delle parole del testo originario, sono state rese più comprensibili e immediate.
I primi tre Comandamenti
I primi tre Comandamenti chiedono l’amore verso Dio. Nel Deuteronomio, il primo Comandamento comincia con un esortazione, un richiamo di Dio al suo popolo: “Ascolta, Israele” e prosegue “il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai”.
Dio è l’unico Signore per i cristiani e ad esso non vanno anteposti né idoli, né interessi personali. Dio ci chiede espressamente di ricambiare il suo amore infinito con tutta la forza che abbiamo.
Il secondo e il terzo Comandamento chiedono, altresì, massimo rispetto per colui che ci ha permesso la vita: “Non nominare il nome di Dio invano”; “Ricordati di santificare le feste”.
E’ bene, pertanto, che Dio, venga invocato e citato nelle preghiere, negli inni di lode, ma mai con rabbia, mai per esprimere il nostro disappunto per le cose di questo mondo (come si usa fare, squallidamente, in bestemmie e imprecazioni).
Quanto, poi, alle festività, è il Signore stesso a dire che tutti noi dobbiamo trovare il tempo per cessare le nostre attività e dedicare un momento della settimana (almeno) alla spiritualità, al dialogo con lui.
I Comandamenti che chiedono amore per il prossimo
I Comandamenti, dal quarto in poi, invece, chiedono l’amore verso il prossimo, e, nel loro insieme, toccano tutti gli ambiti di vita che un cristiano dovrebbe regolarizzare, per piacere a Dio.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Il quarto Comandamento apre la seconda tavola della Legge. Indica l’ordine della carità. Dio ha voluto che, dopo lui, onoriamo i nostri genitori ai quali dobbiamo la vita e che ci hanno trasmesso la conoscenza di Dio. Siamo tenuti ad onorare e rispettare tutti coloro che Dio, per il nostro bene, ha rivestito della sua autorità”.
Ciò comprende gli educatori, dai maestri ai sacerdoti, ma anche il Papa e la Madre chiesa.
Il Catechismo della Chiesa cattolica così continua: “annunzia (il quarto Comandamento) i Comandamenti successivi, concernenti un rispetto particolare della vita, del matrimonio, dei beni terreni, della parola. Costituisce uno dei fondamenti della dottrina sociale della Chiesa”.
A seguire, gli altri Comandamenti, infatti, dicono:
“Non uccidere”, solo Dio è padrone di dare la vita o di terminarla; questo proibisce anche gli atti di violenza contro se stessi, come il suicidio.
Ma Gesù ribadisce anche: “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna”.
“Non commettere atti impuri (o adulterio)” ci mette in guardia sui rapporti sessuali impuri, quelli non realizzati da una coppia, cristianamente sposata davanti a Dio. E’ impuro ogni atto che avviene fuori dal matrimonio o prima del matrimonio, ogni azione sessuale non propedeutica alla procreazione.
“Non rubare” significa non impossessarsi di ciò che appartiene ad altri, anche se di esiguo valore. E’ questo un Comandamento che considera ogni azione fatta per imbrogliare, raggirare, non dare ad altri il giusto compenso per il lavoro svolto, trattenerne beni per il proprio interesse (qualora non ci appartengano), evadere le tasse o sfruttare la situazione altrui.
“Non dire falsa testimonianza”, perché non esistono bugie bianche, ma solo verità o menzogna. Le bugie sono invenzioni che nascondono la vera natura delle cose, creano equivoci, malintesi, nonché maldicenza e diffamazione. Dire la verità richiede coraggio, schiettezza, lealtà, per testimoniare agli altri la ricerca della giustizia e della pace, anche se non abbiamo giurato sulla Bibbia.
“Non desiderare la donna d’altri” sottolinea l’importanza del matrimonio, della fedeltà, quando si è scelti la persona che ci accompagnerà per tutta la vita.
“Non desiderare la roba d’altri” fa riferimento all’invidia per gli altri, per ciò che possiedono, in beni materiali e in grazie.
Questo Comandamento richiede anche di sentirsi appagati per ciò che si ha, dell’aspetto fisico, come delle capacità personali, nonché per i mezzi che si hanno per vivere.
Dopo queste riflessioni sui comportamenti consoni ad essere dei buoni cristiani, possiamo dire, come gli Apostoli al cospetto di Gesù: “ “Chi si potrà dunque salvare?”. E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile”.”.