Quanto di vero si conosce della situazione nella roccaforte di Aleppo? Le fonti narrano di una città occupata esclusivamente da ribelli e di un governo che la vuole liberare dall’oppressione, ma questa potrebbe essere se non una bugia una mezza verità. Se la lettera aperta al mondo di Bana Alabed, bambina di 7 anni che chiedeva aiuto durante l’assedio per non finire schiacciata sotto le macerie o peggio mutilata a vita dallo scoppio di una bomba era in realtà scritta dalla madre, poco importa la situazione di Bana è quella descritta ed il pericolo di un destino funesto è sempre lo stesso.
La commozione suscitata da quel post, come sempre, ha lasciato l’amaro in bocca ma non è servita per mobilitare nessuno, non è certo richiesto che i civili si frappongano all’esercito di Assad ma le forze umanitarie internazionali come l’Unicef che fine hanno fatto? Così al tramonto di un assedio durato 4 anni, e all’alba di un domani diverso ma non meno opprimente e straziante ciò che resta sono macerie ed un innumerevole serie di voci spezzate dalla violenza di una repressione che non guarda in faccia a nessuno, tutti all’interno di Aleppo sono giudicati colpevoli ed in quanto tali subiranno la dura punizione.
Questa verità sebbene celata dai blocchi mediatici imposti dal regime regolare sono emersi da alcune conversazioni twitter, un uomo questa mattina scriveva: “Cos’è questo silenzio? La gente viene giustiziata in strada. Non rimanete immobili, scendete in piazza a protestare contro l’eliminazione delle 150 mila persone chiuse dentro Aleppo”, un altro ha aggiunto: “Aiutate le mamme e i bambini, sono in grave pericolo. Dov’è l’Unicef?”.
Nel frattempo i colpi dell’artiglieria rompono il silenzio e introducono il terrore che presto diventa rassegnazione con l’unica speranza rimasta che a fare giustizia a questo punto non sia più un organizzazione internazionale ma l’unico in grado di farla, ovvero Dio: “Il cielo piange per Aleppo con lacrime dolci, è più compassionevole degli esseri umani. Per questo finiremo tutti lassù. Non c’è giustizia se non in cielo”.
Il tempo ormai è scaduto, l’occasione di salvare delle vite pure, da un comunicato delle Nazioni Unite (che per settimane ha cercato di aprire corridoi umanitari da Damasco a Mosca) all’ingresso delle truppe è susseguita una carneficina, con almeno 82 esecuzioni sommarie confermate, le voci, le urla e la sofferenza di questa gente non è stata ascoltata, le altre nazioni hanno girato le spalle ai bisognosi, hanno girato le spalle a Dio.
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