Non si smette mai di stupirsi per la potenza dei Salmi e per la loro infinita capacità di parlare direttamente al cuore, fin dalla profonda antichità alle pieghe della società contemporanea che sembra avere smarrito il senso di Dio pur non rendendosi talvolta conto di averne oggi più bisogno che mai.
Se infatti la preghiera irradia lo spirito e il corpo di amore fin nelle proprie radici celesti, i Salmi permettono di vivere ancora oggi questa antica esperienza come estremamente attuale.
Senza preghiera infatti la vita dello spirito si inaridisce e perde i suoi frutti, si secca e come foglie al vento si stacca dalla propria linfa vitale finendo per perdere equilibrio e legame con la natura da cui sono state create. Troppo spesso infatti oggi, in una società sempre più materialista e consumista, che sembra avere reciso ogni legame con la natura e con il sacro, e di conseguenza anche con l’amore infinito di cui è capace solo Nostro Signore, ci si dimentica completamente di non essere solo carne, ma di avere anche un’anima.
Il caos della società di oggi e la bellezza senza tempo
Tutta la vita che scorre all’interno delle nostre società sembra tragicamente segnata da un’inquietudine oscura, cupa, e totalmente sorda rispetto alla verità umana. Mentre l’uomo sa molto bene da due millenni che abbeverarsi alle sorgenti spirituali della vita permette di vivere un’esperienza di gioia e di vita piena come non accade in nessun’altra occasione. Già Santa Teresa D’Avila spiegava infatti alla perfezione che se la sete esprime il desiderio di bere, la fede è riflesso di quello stesso desiderio ma in maniera così intensa che se non lo si raggiunge si finisce per morire spiritualmente a sé stessi, proprio come accade al corpo senza l’acqua.
“O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco”. Queste antiche parole dei Salmi risuonano da secoli e secoli nei cuori, nelle menti e nello spirito di un’infinità di credenti che su di esse hanno poggiato la propria anima, attraverso la preghiera. “Di te ha sete l’anima mia”, “A te anela la mia carne”, sono le parole dei Salmi che oggi più che mai ricordano all’umanità il bisogno di Dio che li assale e che mai li abbandonerà, ma che al contrario si fa sentire ancora più forte nella distanza da Lui. Lo spiega in maniera superlativa don Gianluca Attanasio, parroco a Torino, nel suo libro “Un luogo pieno di pace. I salmi: un cammino per tutti”.
Furono i monaci a diffondere per primi la preghiera dei salmi, recitandone i versi durante la giornata dopo averli imparati a memoria per poi trasformarli nel cuore della preghiera che ogni giorno milioni di sacerdoti e religiosi offrono al Signore per tutte le anime. La sfida di don Attanasio lancia nel testo riguarda l’idea che gli stessi salmi possano essere una preghiera non solo per i religiosi ma anche per i laici, e persino per chi è sposato, ha figli e svolge lavori ordinari che richiedono grande stress e impegno. Sperimentare la bellezza della liturgia nella famiglia e in ogni ambito della vita quotidiana, spiega don Attanasio, è possibile.
La preghiera dei salmi permette di entrare in contatto con il Signore
Anzi, non c’è modo migliore di iniziare la giornata se non quello di immergersi nel silenzio della preghiera e nella bellezza senza tempo dei Salmi. Proprio la preghiera infatti, magari pronunciata durante l’alba, mentre sta sorgendo il sole, riempie di una pace che non ha paragoni. Proprio in quel silenzio si ha infatti la forza di concentrarsi sulla ricerca del vero e sommo bene, il Signore della Vita, Gesù. “In passato mi sono chiesto spesso dove fosse l’anima e come potessi essere sicuro di averla. Questi pensieri nascevano dal semplice fatto che, usandola poco, dubitavo della sua esistenza”, scrive don Attanasio.
“Se gli uomini iniziassero a muoversi sempre su sedie a rotelle, finirebbero per sospettare di non avere le gambe, così, dimenticando l’anima, credono di essere fatti solo di carne e ossa”, prosegue il religioso. “Ma non è così: il corpo è abitato da un cuore capace di comunicare con l’eterno. Ecco perché ogni dubbio svanisce quando cominciamo a rivolgerci frequentemente a Dio”.