Ci sono tre cose che caratterizzano in modo piuttosto evidente il diavolo e la sua azione devastatrice per dannare le anime e seminare discordia.
Un grande pastore traccia una specie di «identikit» del tentatore per eccellenza. Una guida utilissima per scoprire quando Satana imprime il suo «marchio».
Il demonio ha dei tratti caratteristici? Per l’Arcivescovo Fulton Sheen la risposta è indubbiamente sì. In un vecchio video di molti anni fa (ricordiamo che il Venerabile Fulton Sheen è morto nel 1979) il grande presule americano analizza il diabolico (tutto ciò che si riferisce al diavolo) da diversi punti di vista.
Quali sono le caratteristiche del diavolo? Fulton Sheen ne identifica tre, esaminando la storia dell’indemoniato di Gerasa. Di lui il Vangelo di Luca (8, 26-30) dice tre cose. Primo che era nudo («da tempo non portava vestiti»), secondo che era violento e allora «lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami». L’evangelista Marco aggiunge qualche altro dettaglio: «Più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo».
Infine, terzo, la personalità divisa, schizofrenica: nessuna pace interiore, la mente sconnessa. Quando Gesù domanda come si chiami, l’indemoniato risponde: «Legione» (perché «molti demòni erano entrati in lui», spiega Luca).
Le 3 caratteristiche del demonio
Ecco dunque le tre caratteristiche del demonio che, sottolinea Fulton Sheen, sono:
- Amore per la nudità
- Violenza
- Divisione
Si sa che oggi va di moda, anche presso i teologi, minimizzare o perfino negare la presenza stessa del demonio. Ma gli effetti della sua azione sono talmente evidenti, fa osservare Sheen, che «quando i teologi hanno fatto cadere il demoniaco, gli psichiatri lo hanno raccolto».
Ad esempio lo psichiatra Rollo May – una figura molto lontana dal cattolicesimo, come mostra Roberto Marchesini nel suo Le vie della psicologia – dedica molte pagine del suo libro L’amore e la volontà al tema del demoniaco.
Due modi per conoscere il peccato
La cosa vi stupisce? In realtà è piuttosto normale, avverte Fulton Sheen. Poiché, scrive da qualche altra parte, «vi sono due modi per conoscere il peccato: coloro che hanno fede conoscono il peccato nelle sue cause; quelli che non hanno fede lo conoscono nei suoi effetti».
E gli effetti dell’azione demoniaca sono sempre gli stessi: il diavolo (come dice la parola stessa, che in greco significa appunto separare, dividere) frantuma, lacera, semina discordia e divisione.
Il diavolo, un tipo che «spacca» e «spoglia»
Il diavolo spacca, nel vero senso della parola. Spaccare deriva da «pacca» (che nel tedesco medievale indicava un pezzo di lardo, da cui anche la parola speck) e indica l’azione della macellazione del maiale, quando si s-paccava l’animale, cioè quando lo si divideva in due parti con un colpo netto.
Per cui, come si vede molto bene oggi, ovunque abbiamo spaccature (nella famiglia, nella società, nella Chiesa) siamo di fronte a manifestazioni del crescente influsso del demonio nel mondo.
Il diavolo spoglia anche. Sulla sua azione da «spogliatore», che discende in linea diretta dall’amore diabolico per la nudità, penso non ci sia bisogno di soffermarsi troppo essendo evidente quanto la nudità oggi sia celebrata e praticata in tutti i luoghi (mass media in primis) e in tutte le salse. Stesso discorso per la violenza, fisica e verbale.
Anche qui è curioso notare che il latino spolium, da cui deriva «spogliare», indica prima di tutto la pelle strappata a un animale. E anche in questo caso, oltre al riferimento al mondo animale, c’è il confronto con un termine tedesco: il verbo spalten, che significa (guarda caso) «dividere» o «separare». Insomma, anche la lingua sancisce un legame tra questi due «amori» del demonio. Come se in fondo spaccandoci e spogliandoci il diavolo non volesse far altro che ricacciarci nel regno animale.
L’essenza del Demonio: l’odio per la croce di Cristo
Come sparpagliatore, spaccatore e spogliatore: così ama presentarsi Satana. Ma queste non sono le uniche caratteristiche del demonio, sottolinea Fulton Sheen. Se leggiamo attentamente il capitolo 16 del Vangelo di Matteo notiamo una cosa curiosa. Dopo che Pietro ha professato la divinità di Gesù («Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente») e il Salvatore gli ha consegnato le chiavi della Chiesa e del regno dei cieli, nel giro di pochi minuti quello stesso Pietro si vede fulminare da queste parole del Redentore: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Ma cosa è successo? Se leggiamo il Vangelo di Marco, ci accorgiamo subito che Pietro a un certo punto comincia a protestare: quando Gesù annuncia ai discepoli che dovrà andare a morire in croce a Gerusalemme. È allora che il freschissimo capo della Chiesa prende in disparte Cristo e gli dice: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai».
Ecco perché Gesù lo chiama Satana. «Pietro – commenta Fulton Sheen – era disposto ad avere un Cristo divino, ma non era disposto ad averne uno sofferente. Non appena il nostro Signore benedetto disse che sarebbe stato presto vittima per i nostri peccati, Pietro rifiuta il Cristo sofferente».
Cristo sì, croce no. Salvezza sì, croce no. L’inganno diabolico sta esattamente qui: nella pretesa di abbattere o sterilizzare la croce. È precisamente questa l’essenza del Demonio, afferma Sheen: «l’odio per la Santa Croce. Satana è l’Anti-Croce».
Ma ci ritorneremo.