Assistiamo costantemente all’allontanamento volontario di molte persone dalla fede cristiana.
Per comodità, in tanti decidono di vivere questa esistenza come se potessero essere esenti da leggi morali e finendo per rinnegare Cristo; facendo finta di non aver sentito la sua chiamata.
Coloro che si dicono lontani dalla fede, o che semplicemente ne seguono una propria o alternativa, preferiscono la legge degli uomini. Quanto è pericoloso tutto questo?
Papa Pio X (1835-1914), oggi Santo, appena eletto, scrisse l’enciclica “E Supremi”, che esprimeva il programma del suo Pontificato e il suo maggior timore: “Chi può ignorare, infatti, che la società umana è ora afflitta, più ancora che nelle età trascorse, da un gravissimo, intimo morbo che, aggravandosi di giorno in giorno, e corrompendola in ogni fibra, la conduce allo sfacelo? (…) l’abbandono e il rifiuto di Dio, ai quali è inesorabilmente associata la rovina, secondo le parole del Profeta: “Ecco, coloro che si allontanano da te periranno”.”.
L’uomo che si rifiuta di seguire Dio, percorre una strada alternativa a Dio, quella del male.
“Ma nessuno sano di mente può mettere in dubbio l’esito della battaglia condotta dai mortali contro Dio. È concesso infatti all’uomo, che abusa della propria libertà, di violare il diritto e l’autorità del Creatore dell’universo; tuttavia è da Dio che dipende sempre la vittoria: ché anzi è tanto più prossima la sconfitta, quanto più l’uomo, sperando nel trionfo, si ribella con maggiore audacia”.
In un enciclica successiva, lo stesso Papa azzardava un’ipotesi sulla possibile causa di questo allontanamento e sulle responsabilità della Chiesa e dei suoi parroci.
Nel 1905, infatti, Papa Pio X scrisse l’enciclica “Acerbo Nimis”, parlando del temibile e dilagante male dell’ignoranza, volontaria e perpetuata, nella fede. Chi non conosce Cristo non riesce ad amarlo; non crede possa essere possibile che ci si affidi a lui.
“L’ignoranza della religione causa precipua dell’odierno rilassamento. (…) la radice precipua dell’odierno rilassamento e quasi insensibilità degli animi e dei gravissimi mali che quindi si derivano, ripongono nell’ignoranza delle cose divine. Il che risponde pienamente a quello che Dio stesso affermò pel profeta Osea: “E non è scienza di Dio sulla terra. La maledizione, la menzogna, e l’omicidio, e il furto, e l’adulterio dilagarono, e il sangue toccò il sangue. Perciò piangerà la terra e verrà meno chiunque abita in essa” (Os. IV, 1 ss.)”.
A distanza di più di un secolo da quel testo, le cose non sono cambiate affatto, anzi sembrano essere peggiorate.
Al di fuori della fede, il leone ruggente, satana, ci attende per divorarci, per propinarci molte altre cose del mondo che annientano completamente la nostra vera essenza e quella spiritualità cristiana che è propria di chi ha conosciuto Dio e non lo ha mai rinnegato.
“E quando diciamo fra i cristiani, non intendiamo solamente della plebe o di persone di ceto inferiore, scusabili talvolta, perché, soggetti al comando d’inumani padroni, appena è che abbian agio di pensare a sè ed ai propri vantaggi: ma altresì e sopratutto di coloro, che pur non mancando d’ingegno e di coltura, mentre delle profane cose sono conoscentissimi, vivono spensierati e come a caso in ordine alla religione. Può dirsi appena di quali profonde tenebre questi tali sien circondati; e ciò che più accuora, tranquillamente vi si mantengono!”.
A chi spetta illuminare il popolo di Dio, l’umanità intera, in merito alla religiosità del Cristo? Lo domandava il Santo Papa e noi con lui. Di chi è la responsabilità di questa ignoranza dilagante o del mancato interesse per le cose di Dio?
“E qui, Venerabili Fratelli, non vi ha punto luogo a dubitazioni; giacché questo gravissimo dovere incombe a quanti sono Pastori di anime. Ad essi, per comandamento di Cristo, è imposto di conoscere e di pascere le pecorelle affidate; ora il pascere importa in primo luogo l’insegnare. (…) l’Apostolo San Paolo diceva: “Non mi ha Cristo mandato per battezzare, ma per evangelizzare” (I Cor. I, 17); volendo cioè indicare, che il primo officio di quanti, in qualche misura, sono posti a reggere la Chiesa, è di istruire nella sacra dottrina i fedeli”.
La responsabilità però non è solo delle guide spirituali -spesso difficili da reperire al giorno d’oggi- ma è di ognuno di noi. Noi tutti manchiamo verso il fratello quando non offriamo un buon esempio; quando, per quieto vivere, rinneghiamo gli insegnamenti di Dio e cediamo a facili compromessi quotidiani; quando lasciamo pensare agli altri che Dio è un optional e non il senso unico della nostra vita; quando permettiamo alla nostra mente -anche solo per un attimo- di ignorare Dio.
Antonella Sanicanti
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