I figli crescono vedendo i propri genitori come una sorta di eroi incrollabili, ma ci sono casi in cui devono diventare loro dei condottieri, come è accaduto al piccolo Mattia.
Il giovane infatti, per la sua opera meritoria e segno di un grande amore per il papà, ha ricevuto per questo un grande riconoscimento.
La storia di Mattia Piccoli, ragazzo di Concordia Sagittario, in provincia di Venezia, è infatti un vero e proprio miracolo di gratuità e di dedizione che si esprime in una dolorosa realtà, fatta di necessità e di sacrifici. Ma anche di un affetto che si esprime in gesti concreti, che talvolta trovano grandi ricompense. Non solo private, ma anche pubbliche.
La commovente storia di Mattia Piccoli
Paolo Piccoli, il papà di Mattia, ha iniziato ad avvertire i primi sintomi del suo terribile male all’improvviso, e Mattia, insieme al fratello minore Andrea, si è trovato davanti a una situazione che, all’improvviso, sembrava più grande di loro. Eppure hanno stretto i denti e si sono rimboccati le maniche, o meglio, hanno aperto il loro cuore di bambini comprendendo che, tavolta, c’è bisogno di sacrifici duri. Anche se nel compierli salgono le lacrime agli occhi.
Paolo ha iniziato ad avere i primi sintomi dell’Alzheimer a 40 anni. Da un giorno all’altro ha cominciato a dimenticarsi anche delle cose più semplici. Dal vestirsi al ricordarsi le cose fondamentali della vita, un po’ alla volta. Non sapeva più rivestirsi da solo, dopo la doccia. Mattia e il fratello minore Andrea hanno dovuto aiutarlo in ogni momento, ripetendo al papà le parole che lui aveva detto loro da piccoli.
Prima gli slip, poi i pantaloni, la canottiera, i calzini, infine le scarpe. I due, insieme alla madre Michela Morutto, sono ora anche i protagonisti di “Un tempo Piccolo”(Gemma Edizioni), storia biografica di una famiglia colpita dall’Alzheimer precoce di Paolo, il papà. Anche il nonno aveva sofferto della stessa malattia in giovane età.
“Quando lui faceva la doccia lo aiutavo gli dicevo: prima gli slip, poi i pantaloni, lo aiutavo con i lacci per le scarpe“, racconta il giovane. “E il mio fratellino lo stesso, quando non potevo io c’era lui. Adesso è troppo piccolo per ricevere questo premio ma spero che un giorno lo avrà anche lui”.
“Mattia ha conosciuto il papà quando non era ancora malato e ad un certo punto è diventato il genitore di suo padre. Queste sono cose che non dovrebbero mai succedere. Mattia è stato bravo a cogliere i momenti di difficoltà del papà e a supportarlo“, ha raccontato la madre Michela Morutto.
“La malattia ha fatto il suo esordio dopo i 40 anni: cose che pensavo fossero stranezze di mio marito, piano piano hanno iniziato a delinearsi come demenza. I medici rifiutavano di capire questa problematica, mentre per noi a casa diventava sempre più difficile perché lui stava perdendo pezzi di sé, non si ricordava più le cose. È stato veramente faticoso anche solo avere una diagnosi”.
Il riconoscimento da parte del presidente della Repubblica Mattarella
Oggi per il suo impegno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha nominato Alfiere della Repubblica, a soli 12 anni. La motivazione: quella di essere stato il custode del suo papà.
“Questo premio lo dedico a mio papà, per me è un’emozione molto bella e credo di essermelo anche meritato, ma anche se questo premio lo hanno dato a me credo che valga per tutta la mia famiglia“, ha affermato con dolore Mattia Piccoli, aggiungendo: “Mi sento felice per il premio, ma anche un po’ triste”.
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La madre, Michela, ha chiesto invece un aiuto concreto per le tante famiglie che lottano contro le malattie neurovegetative. Paolo vive infatti ora in una RSA, mentre la moglie Michela lavora a tempo pieno come impiegata, visto che la pensione dell’uomo non basta a pagare la retta della struttura in cui vive.
L’importante premio per la famiglia e per Mattia
“Il premio per la mia famiglia è una cosa bella e importante. È una sferzata di ottimismo per premiare quello che ha fatto Mattia, senza dimenticare il fratello, purtroppo c’è bisogno di qualcos’altro, perché le pacche sulle spalle sono all’ordine del giorno”, ha detto Michela.
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“Ci vorrebbe un aiuto più concreto alle famiglie che si trovano a lottare contro le malattie neurovegetative, soprattutto nei casi di giovani precoci come mio marito, quando si deve lavorare ancora ci sono mutui da pagare e figli piccoli da mantenere. Ci sarebbe bisogno di quel ‘quid’ in più che tutt’oggi manca”.