Il bambino spezza l’ostia e la divide scopriamo perchè

 

eucarestia

Quando si parla di divorziati risposati o – come sarebbe più corretto – di “persone separate in nuova unione”, si dimenticano troppo spesso i figli. Eppure non è trascurabile il fatto che l’invito a non accostarsi alla comunione che la Chiesa rivolge a queste persone, rischia talvolta di trasformarsi in una scelta che disorienta i piccoli. E, mentre si esortano i padri e le madri “in nuova unione” ad essere comunque buoni genitori, coerenti sul piano educativo anche dal punto di vista della fede, si consiglia loro di mantenersi su un piano di “parziale coniugalità”. Una contraddizione? In attesa di capire se l’impegno educativo costante e appassionato valga meno della sessualità sponsale, il Sinodo si commuove proprio per la storia di un bambino, figlio di un divorziato risposato. Un bambino che – come ha raccontato don Roberto Rosa, parroco di San Giovanni Apostolo a Trieste, durante la congregazione generale di questa mattina – spezza in due l’ostia per darne una metà al padre che non avrebbe potuto riceverla. Il parroco, come lui stesso ha riferito, stava distribuendo le particole, in occasione di una Messa per le Prime Comunioni. Il bambino di fronte a lui ha preso l’ostia e l’ha spezzata a metà, consegnandone una parte al padre. Il sacerdote ha poi saputo che l’uomo si era trovato in più occasioni a tentare di spiegare al piccolo perché lui, divorziato risposato, non potesse accostarsi alla Comunione. Un ostacolo non da poco in un progetto di educazione alla fede che, come tutti i percorsi pedagogici, dovrebbe essere nutrito più di esempi e di gesti che non di parole.

E probabilmente anche a questo aspetto devono aver pensato i padri sinodali che, ascoltando il racconto, non si sono preoccupati di nascondere la loro commossa partecipazione.

Il tema della riammissione ai Sacramenti è stata al centro anche degli interventi di altri padri sinodali, visto che la Congregazione generale affronta oggi la terza e ultima parte dell’Instrumentum laboris, quella appunto in cui si parla anche dell’accoglienza pastorale delle famiglie ferite e spezzate. «Una via penitenziale e un cammino spirituale più strutturato per i divorziati risposati – ha spiegato questa mattina al consuetoi briefing, padre Federico Lombardi – è una delle proposte che i padri sinodali hanno avanzato nel corso dei 93 interventi. Alcuni padri – ha proseguito – sostengono che la Chiesa non possa escludere permanentemente dall’Eucarestia alcuni fedeli, altri che il ruolo della Chiesa non è quello di aderire all’opinione pubblica».

Sul tema è tornata anche Romilda Ferrauto, responsabile in lingua francese per i briefing della Sala stampa vaticano: «Anche non è stato l’unico tema trattato, tutt’altro, bisogna riconoscere che la questione della comunione per le coppie di divorziati risposati è ampiamente tornata nella valanga degli interventi delle ultime 24 ore».

Un dibattito che ha fatto emergere, anche se con toni rispettosi delle diverse opinioni, la divergenza tra chi vorrebbe mantenere inalterati i divieti vigenti e fa appello alla prudenza, e chi dice al contrario sostiene che la Chiesa «dev’essere accanto alla gente – ha proseguito Romilda Ferrauto – malgrado i loro fallimenti, senza per questo tradire la dottrina».

Al di là delle due posizioni più esplicite, molti vescovi hanno osservato che, in ogni caso, un percorso pastorale segnato dalla misericordia e dall’accoglienza non prevederebbe un accesso indiscriminato alla comunione, ma proporrebbe un approccio personalizzato affidato alla verifica dei dei vescovi diocesani. Posizioni molto variegate, tanto che uno degli intervenuti – come è stato riferito durante il briefing – ha detto di«aver percepito una gamma di tonalità da zero a cento». Molti dei padri, ha sottolineato da parte sua Bernd Hagenkord, collaboratore di padre Lombardi per la lingua tedesca, «sono intervenuti in difesa e per una chiarificazione della dottrina cattolica sul matrimonio e la famiglia, dicendo che è necessario riassumere in modo chiaro e univoca la visione cristiana del matrimonio e sottolineando che la Chiesa non ha l’autorità o il potere di cambiare la Parola di Dio. Altri, d’altro canto, hanno sottolineato che seguendo l’insegnamento di Gesù, la Chiesa non può escludere permanentemente alcuni fedeli dai sacramenti, perché non siamo funzionari di dogana che controllano la purezza dei cristiani».

Stesso tema anche l’intervista parallela rilasciata a Radio Vaticana dall’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, e dal cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia. Al Sinodo c’è «un clima di grande coinvolgimento di tutti i padri. Papa Francesco – ha ricordato Forte – ci ha chiesto di parlare con estrema libertà di tutto. Precisò all`inizio del Sinodo straordinario: “Non c`è nulla di cui non si possa parlare”. E questo si sta realizzando e credo che sia molto costruttivo, perché mostra una Chiesa viva, corresponsabile e partecipe. Tradurre questa partecipazione e questo coinvolgimento in uno spirito di complotti o di divisioni, mi sembra che sia una forzatura di chi guarda solo dall`esterno le cose, senza viverle dal di dentro. Non dimentichiamo che siamo tutti uomini di fede, che sentono responsabilità verso Dio e verso i fratelli. E questo ci unisce ben più fortemente di tutte le possibili ed ipotetiche contrapposizioni partiti che che vorrebbe applicarci».

Il segretario speciale del Sinodo è poi tornato sulla contrapposizione verità e misericordia. Chi continua a presentare questa presunta dicotomia, ha spiegato il segretario speciale «dimentica che la verità del Dio cristiano è l`amore del Dio Trino: dunque la misericordia come centro, cuore, punto di inizio e di orientamento di tutto ciò che noi viviamo. Papa Francesco ce lo ha ricordato nella “Misericordia Vultus”. Questo Sinodo sta cercando di capire come questo primato della misericordia possa essere applicato in tutte le forme di vita pastorale nei confronti della famiglia e in particolare delle famiglie ferite».

Diversa la lettura proposta da Pell: «La Chiesa è come una madre e maestra. E una madre saggia non sempre dà ai figli tutte le cose che loro vogliono. Perché la madre è molto interessata non soltanto ai deboli, ma a tutti i figli e vuole lavorare per mantenere la salute della famiglia. Ovviamente – ha ammesso il porporato – ci sono accenni differenti su alcuni temi. Ugualmente, è ovvio che il Santo Padre dica che la dottrina non sarà toccata. Siccome noi parliamo della dottrina morale, sacramentale, in questa e c’è un elemento essenziale della prassi, della disciplina. Qualcuno dice che ricevere la comunione potrebbe essere un sacrilegio e in un altro, al contrario, che potrebbe essere un’opportunità o una causa di grazia, ma siamo una Chiesa unita: tante teologie, tanti e diversi metodi di preghiera, di devozione, ma c’è un’unità essenziale sulla dottrina e sui sacramenti. Seguiamo Cristo e San Paolo in questo e tutta la storia della Chiesa».

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