Nei giorni scorsi il senato ha approvato la legge sul testamento biologico che permette ai malati terminali di determinare quali siano i trattamenti medico sanitari a cui sottoporsi negli ultimi periodi di vita. Queste decisioni saranno espresse tramite le Dat (disposizioni anticipate di trattamento per il fine vita) ed obbligheranno le strutture sanitarie, pubbliche o private che siano, ad attenersi alle ultime volontà del paziente.
In risposta alla legge, Padre Carmine Arice, superiore generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza ha dichiarato pubblicamente che il Cottolengo non si atterrà alle Dat a costo di finire nei guai con la legge, il motivo di questa decisione è semplice, accettare le Dat va contro gli insegnamenti del Vangelo: “Noi non possiamo eseguire pratiche che vadano contro il Vangelo, pazienza se la possibilità dell’obiezione di coscienza non è prevista dalla legge: è andato sotto processo Marco Cappato che accompagna le persone a fare il suicidio assistito, possiamo andarci anche noi che in un possibile conflitto tra la legge e il Vangelo siamo tenuti a scegliere il Vangelo”.
Per il sacerdote ciò che ha condotto ad una simile legge è un errato approcciarsi agli ultimi istanti di vita delle persone. Don Arice, infatti, ritiene che non si ponga sufficiente attenzione ai malati terminali, specialmente quelli anziani, e che si pensi a disfarsi di loro piuttosto che a farli sentire amati e parte della società nonostante le loro condizioni: “Il tema vero da affrontare, e che non viene affrontato, è quello di creare condizioni che permettano a chi è solo e in condizioni di difficoltà e sofferenza di non invocare la morte, a cominciare dalle persone anziane che si trovano in povertà e afflitte da patologie. Invece vediamo prevalere troppo spesso la cultura dello scarto che spinge le persone più deboli a dire ‘tolgo il fastidio’”.
Per quanto riguarda il punto sull’interruzione del nutrimento e dell’idratazione, invece, Don Arice sostiene che si tratti di un falso problema e che nelle disposizioni ecclesiastiche e sanitarie esistano già delle linee guida in tal senso, dunque aggiunge che l’unica motivazione che porta il Cottolengo ad opporsi ai Dat è la questione dell’autodeterminazione della morte: “La sospensione dell’idratazione e la sospensione della nutrizione sono infatti già accettate dalla Chiesa: il criterio della proporzionalità delle cure è stato fissato già da Pio XII ed è ripreso in modo esplicito nella Carta per gli Operatori Sanitari approvata da Papa Francesco, nella quale al punto 152 si afferma che nutrizione e idratazione sono da mantenere quando ‘non risultino troppo gravose’ mentre in altri casi ‘non sono giustificate’”.