IL Crocifisso di Padre Pio emanava un profumo che non ha eguali
A volte, la vita sembra chiedere molto di più di quello che potremmo dare.
Ci pone davanti ad una malattia grave e ci chiede di scegliere: credere ancora e pregare più intensamente o cominciare a colpevolizzare Dio e il mondo per la brutta situazione che stiamo vivendo?
La scrittrice Cecilia Mazzeo Orlandi, ha brillantemente bypassato quella domanda, eppure lei è una donna di 40 anni che ha un marito, due figli e la fibromialgia.
Si tratta di una malattia che provoca rigidità muscolare, grave cefalea, astenia, disturbi dell’umore e del sonno, oltre che tantissimo dolore.
“Sto come una in bilico tra i morsi agli inferi e la risalita tachicardica verso la luce! Il dolore cronico è una lotta quotidiana, a partire da tutte quelle piccole cose che per gli altri sono banali e ordinarie. Il dolore cronico sfibra, svuota, sfinisce, ti fa scavare a mani nude nel tuo io più profondo. Ti mette alla prova, ti pone dei limiti che devi imparare ad accettare, ma paradossalmente ti fa “mettere a fuoco” ciò che conta.”.
E’ assolutamente vero e, come dice Cecilia, anche un paradosso: la sofferenza ti regala la capacità di dare la giusta misura alle cose, ti fa capire quali sono le ragioni per cui vale la pena spendere energie e, soprattutto, quali sono le persone che sanno rimanerti accanto nel dolore, senza compatimenti inutili o umilianti.
La fibromialgia colpisce soprattutto le donne e, a tutt’oggi, non se ne conosce la causa precisa; spesso però è collegata ad un’altra malattia: l’endometriosi.
“Si ha l’endometriosi quando l’endometrio, la parete che riveste l’utero e si sfalda ad ogni ciclo mestruale, invece che fuoriuscire, compie il tragitto inverso e va ad impiantarsi in sedi anomale: ovaie, tube, intestino, peritoneo, retto, legamenti, nervi, reni, polmoni, cuore (…); il sangue laddove non dovrebbe esserci crea infiammazione, l’infiammazione crea aderenze, tessuto cicatriziale ed altera la funzionalità degli organi circostanti e tutto ciò genera una fibrosi nei tessuti, responsabile poi del dolore cronico.”.
Aveva solo 19 anni Cecilia, quando iniziò il suo lungo percorso verso il Calvario; lei lo trasformò in uno stimolo per prendere repentinamente le sue decisioni, in merito a ciò che voleva essere nella vita. Sacrificando un ventaglio di possibili opportunità, scelse, in primo luogo, di essere una mamma e oggi vive questo suo ruolo, cercando di dare serenità ad ogni attimo della vita quotidiana, strappato al dolore.
“Mi dà sollievo la dolcezza altrui, l’intelligenza unita a una grande sensibilità. Mi danno sollievo le persone che riescono a sentire il rumore che fa una piuma che si posa sul cuore.
Mi danno sollievo le risate cristalline coi miei figli e le coccole sul lettone e i nostri discorsi “da grandi”. Mi dà sollievo quando riesco a portare bellezza: nella tavola, in un piatto cucinato, in un biglietto scritto, in un gesto, in un compito per i miei figli, in un’operazione creativa. Mi dà sollievo pensare alla mia immensa, unica, dolcissima Mamma Alessandra che tanto mi manca e pregare davanti al volto di Maria.”.
“Quando ho paura, penso a quella volta in cui il nostro vecchio parroco mi mise tra le mani un crocifisso appartenuto a Padre Pio. Fui invasa da un profumo fortissimo e dolcissimo di rose. Le finestre e la porta erano chiuse e lo sentivo solo io. Mi piace pensare fossero per me quelle rose. Una carezza, un segno.”.
E’ dunque Cecilia una delle tante persone che, nella notte buia e fredda della malattia, ha sentito la vicinanza di Padre Pio, il suo profumo avvolgente e consolatore.
E alla domanda: “Cosa puoi dire alle altre donne che scoprano di soffrire di fibromialgia?”, risponde:
“Posso dire di aggrapparsi alla più piccola scintilla di luce rimasta laggiù, sul fondo di un’anima stanca e ferita e di non smettere mai di soffiarci sopra perché la vita è un dono straordinario e “domani è un altro giorno.”.”.
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