Onde evitare il rischio di essere frainteso precisiamo subito che sarebbe d’uopo nel rispetto della tradizione che il crocifisso possa essere esposto in un ufficio pubblico senza che qualcuno debba sentirsi discriminato. Dunque è corretto ritenere ingiusto l’obbligo di rimuoverli forzatamente da qualsiasi istituto, sia perché questo è simbolo di una rivoluzione culturale storica che si fonde con le tradizioni della nostra terra, sia perché rappresenta ancora un simbolo pregnante per la maggior parte della popolazione italiana. Siamo dunque d’accordo nell’affermare che la presenza del crocifisso non offende nessuno e che come dice il Santo Padre: “Il rispetto dovuto alle minoranze di agnostici o di non credenti non deve imporsi in un modo arbitrario che metta a tacere le convinzioni di maggioranze credenti o ignori la ricchezza delle tradizioni religiose”.
Ma se la rimozione è una politica errata, questa non può essere combattuta imponendone la presenza attraverso delle penalizzazioni di carattere economico e legale poiché non servirebbe, renderebbe la decisione e la presenza del crocifisso come un’imposizione dall’alto e porterebbe ad un effetto controproducente; laddove invece esporre il crocifisso dovrebbe essere un dovere morale, un’occasione per proporre uno scambio culturale e di idee in una classe dove sono presenti bambini appartenenti a differenti confessioni religiose, ma dove per appartenenza geografica e per tradizione sono in prevalenza quelli cristiani.
Luca Scapatello
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