Il dramma | Cristiani costretti all’esodo sotto gli occhi dell’Occidente

La situazione politica che si è venuta a creare sta rendendo la condizione umana altamente invivibile, al punto da costringere i cristiani a un vero esodo, a causa della guerra, del radicalismo islamico e anche delle conseguenze della pandemia.

Un dramma continuamente denunciato verso cui l’Occidente non solo chiude gli occhi ma a volte si muove in modo che la situazione sia ancora peggiore per i cristiani.

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Dietro l’infinita fuga di massa c’è infatti la crisi economica, la violenza, l’allarme dei fondamentalisti, ma anche scelte miopi compiute nel nome di una politica verso una direzione per nulla chiara. In Siria e in Iraq, le ferite di tutti questi fattori combinati insieme si fanno sentire una dopo l’altra.

Il dolore degli attacchi che continuano in Siria

Soltanto pochi giorni fa nella città nord-orientale della Siria Hassakeh un gruppo di miliziani del Daesh ha assaltata e nel combattimento sono morte 270 persone. Ma in tutta l’area i fondamentalisti distruggono ogni giorno case e chiese, costringendo i cristiani a fuggire dalle loro abitazioni e dalle loro terra.

Al punto che ad oggi la comunità siro-cattolico si trova diffusa in tutto il mondo, una vera e propria diaspora frutto anche delle persecuzioni degli ultimi anni. I cristiani davanti alle violenze continue non hanno altra scelta che fuggire, principalmente verso Australia, Canada e Europa.

Piano piano una intera Chiesa presente nel territorio da secoli sta per essere smantellata dalle proprie terre, che a quel punto finiranno per rimanere in mano a un islam radicale, violento e distruttivo. Eppure solamente pochi anni fa i cristiani potevano vivere in Siria in tutta pace e serenità, prima dell’arrivo dell’islamismo radicale che si è scagliato fin da subito contro i seguaci di Cristo.

Il grido di dolore del patriarca siro-cattolico all’Occidente

Oggi la situazione è quella di una catastrofe, dove anche se hanno smesso di cadere le bombe continua la morsa della fame e della miseria, sia in Siria che in Iraq. In particolare però nella prima, anche a causa delle sanzioni occidentali che non fanno altro che colpire i civili. L’embargo imposto alla Siria ha causato il diffondersi di una grande povertà tra la popolazione, aggravando anche la situazione sanitaria.

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Non solo scarseggiano i medicinali per fronteggiare anche la presenza del Covid, ma solamente per pagare un tampone a volte è necessario lo stipendio di un mese. Per non parlare dei vaccini. Così le diseguaglianze crescono di giorno in giorno, come mostrano anche i numerosi profughi che ogni giorno attraversano le acque del Mediterraneo per tentare di avvicinarsi a una nuova vita in Europa.

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In tutto ciò, la presenza del Daesh si fa ancora sentire, ormai da un decennio, complici anche governi spinti dall’opportunismo politico. “Esistono ancora gruppi del Daesh che, fomentati e finanziati da potenze opportuniste o da fanatici, controllano illegalmente parte del Paese, attaccano le forze di sicurezza e terrorizzano i villaggi isolati nel deserto“, ha denunciato il patriarca siro-cattolico Ignazio Youssef III Younan ad Avvenire.

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“Non bastano i buoni propositi: si agisca”, è il suo appello intriso di disperazione. “Se non cesseranno le ostilità manovrate dall’esterno, la nostra sopravvivenza sarà davvero a rischio. Siamo più che stufi della diplomazia empatica e dei buoni propositi. C’è bisogno di azioni coraggiose, anzi carismatiche, per difendere l’esistenza di un popolo che ha tanto sofferto“.

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