Di fronte al male della guerra le Chiese si stanno muovendo in maniera quasi univoca, se non fosse per alcune divisioni importanti. Così arriva l’appello straziante che, se ricevuto, potrebbe mettere fine alla guerra in Ucraina.
L’implorazione del vescovo oggi più che mai è infatti importante in quanto capace di cambiare il corso della storia.
L’Arcivescovo Stanisław Gądecki, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, ha inviato una lettera personale a Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, affinché si adoperi per domandare a Putin di porre fine alla guerra in corso in Ucraina.
“Ti prego, Fratello, di fare appello a Vladimir Putin, affinché termini l’insensata lotta col popolo ucraino, nella quale stanno morendo persone innocenti, e la sofferenza non riguarda solo i militari, ma anche le persone civili soprattutto donne e bambini”, è il testo straziante della lettera.
Da oltre dieci giorni si assiste ormai al dramma della guerra in Ucraina dopo l’attacco militare russo, e con strutture militari sotto attacco ma anche edifici residenziali, ospedali e asili, sotto cui muoiono soldati ma anche civili, comprese donne e bambini. Le foto che continuano ad arrivare nelle ultime ore fanno infatti accapponare la pelle, ed è davvero impossibile rimanere in silenzio di fronte a tutto questo male.
“Ti prego, il più umilmente possibile, di fare un appello al ritiro dell’esercito russo da uno stato sovrano quale è l’Ucraina” perché “nessun motivo, nessuna ragione giustifica mai la decisione di iniziare un’invasione militare in un Paese indipendente, il bombardamento di complessi residenziali, di scuole o asili”, si legge nella missiva scritta dal vescovo.
In questa il Presidente dell’Episcopato ha sottolineato ancora una volta, sull’onda nei numerosi appelli di Papa Francesco, che la guerra è sempre una sconfitta dell’umanità. “Questa guerra in ragione della vicinanza di entrambi i popoli e delle loro radici cristiane è ancora più priva di senso. È lecito distruggere la culla del cristianesimo sul suolo slavo, il luogo del battesimo della Rus’?”.
Mons. Gądecki ha chiesto a Kiril anche di fare un appello agli stessi soldati russi, per dissuaderli dal compiere ogni male, e “affinché non partecipino a questa ingiusta guerra, affinché si rifiutino di obbedire agli ordini, i cui esiti – come già vediamo – sono numerosi crimini di guerra”.
“Il rifiuto di obbedire agli ordini in questa situazione è un obbligo morale”, ha sottolineato nella lettera. Al contempo ha chiesto a Kirill di chiamare tutti i fratelli ortodossi in Russia, affinché preghino e digiunino “perché si stabilisca una pace giusta in Ucraina”.
Non è la prima volta che il capo dei vescovi polacchi si rivolge a Kirill per chiedere la pace. Lo aveva già fatto il 14 febbraio scrivendo ai vescovi ortodossi e cattolici della Russia e dell’Ucraina, con un appello molto profetico. In quel caso la richiesta era di unire le “forze spirituali dei fedeli in Cristo nelle diverse confessioni della Russia, dell’Ucraina e della Polonia …per scongiurare lo spettro di un’altra guerra nella nostra regione”.
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Dall’altro lato, il Patriarca di Mosca Kirill in un primo momento ha lodato la posizione di Papa Francesco che ha definito moderata e saggia, in quanto Bergoglio non ha mai nominato esplicitamente la Russia. La speranza è che Papa Francesco possa giocare un ruolo di pacificatore di fronte al dolore che ogni giorno cresce. Questo però accadeva prima dell’appoggio implicito da parte di Kirill all’azione di Putin, che ha portato il Pontefice a una reazione molto più netta questa domenica, affermando che “Dio è solo Dio di pace e mai di guerra”, e che “c’è solo da fermare l’inaccettabile aggressione armata”.
“La posizione moderata e saggia della Santa Sede su molti temi di attualità internazionale, corrisponde alla posizione della Chiesa ortodossa russa. È molto importante che le Chiese cristiane, compresa la nostra, non diventino, volontariamente o involontariamente, a volte senza la minima intenzione, attori delle complesse e contraddittorie tendenze dell’attualità”, aveva detto Kirill, che già in quei giorni veniva additato come fiancheggiatore dell’azione russa. Alcuni giorni dopo, in occasione della Domenica del Perdono, il Patriarca di Mosca ha dato una lettura metafisica al conflitto, segnando in questo modo una distanza a dir poco colossale con Bergoglio, a tratti forse incolmabile.
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“La Chiesa non può partecipare ai conflitti, può essere solo una forza di pace”, aveva tuttavia anche affermato Kirill, che farebbe pensare a un barlume di speranza rispetto a una lettura semplicista delle sue parole offerta dai media occidentale. La guerra ucraina sta infatti provocando una spaccatura ancora più profonda nella Chiesa ortodossa, oltre al dramma del popolo ucraino, e tutto questo potrebbe giocare un ruolo all’interno di un tentativo di mediazione da parte della Santa Sede, che a tal riguardo si è detta sempre disponibile. Ma la situazione ortodossa di riflesso rischia di diventare la spaccatura di un mondo intero, sotto il dolore devastante dei missili e delle bombe.
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