I nazisti sognavano un mondo senza Cristo, senza Dio, senza Chiesa. Ecco come cercarono di realizzarlo con un piano veramente diabolico.
L’anticristianesimo nazista provò a svuotare dall’interno la fede cristiana corrompendone i simboli, conservati solo formalmente. Ma la sostanza era venata dalla loro ideologia di stampo razziale.
Il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria: la giornata che dal 2005 commemora le vittime dello sterminio nazista. Nessun dubbio che il nazionalsocialismo, nel suo tentativo di cancellare dalla faccia della terra il popolo ebraico, volesse eliminare la presenza stessa del Dio biblico della vita dell’uomo.
Un folle tentativo di «deicidio» che Benedetto XVI ha descritto, con la lucidità che gli era propria, durante la sua visita del 2006 ad Auschwitz: «In fondo, quei criminali violenti, con l’annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell’umanità che restano validi in eterno. Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all’uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo – a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo. Con la distruzione di Israele, con la Shoa, volevano, in fin dei conti, strappare anche la radice, su cui si basa la fede cristiana, sostituendola definitivamente con la fede fatta da sé, la fede nel dominio dell’uomo, del forte».
Una dottrina profondamente anticristiana
Il nazionalsocialismo fu dunque una dottrina non solo antisemita, ma profondamente anticristiana. Ci sono pochi dubbi che il Führer mirasse, se non al genocidio fisico dei cristiani, al loro genocidio spirituale puntando alla totale estinzione delle fede in Gesù Cristo con metodi repressivi e brutali.
L’anticristianesimo nazista però si rivelò diabolicamente subdolo. I nazisti prestarono sempre molta attenzione a non attaccare i cristiani – cattolici o protestanti – in maniera troppo aperta (anche se i sacerdoti uccisi caddero comunque a centinaia). Il loro tentativo fu piuttosto quello di svuotare dall’interno la «segnaletica religiosa» cristiana propagandando un Cristo guerriero e ariano, che odiava gli ebrei e esaltava la purezza della razza. O ancora presentando lo stesso Adolf Hitler come un nuovo Cristo: un salvatore della stirpe germanica dalle contaminazioni delle razze «impure». Salvare la forma e corrompere la sostanza, questa la tattica nazista.
Il pensiero di Hitler sul cristianesimo
Così Hitler cercò una pace formale con la Chiesa. Ma cosa pensasse davvero della fede cristiana lo aveva confidato a un gruppo ristretto di collaboratori. «Ciò non mi impedirà di sradicare totalmente il cristianesimo dalla Germania, di eliminarlo in maniera completa, radicale e definitiva. È una questione decisiva se il nostro popolo ha una fede ebraico cristiana con la sua morale molle e compassionevole, oppure una forte ed eroica fede in dio nella natura, in dio nel proprio popolo, in dio nel proprio destino, in dio nel proprio sangue […]. Non è possibile essere cristiani e tedeschi insieme: o si è l’uno o si è l’altro».
In un’altra occasione disse che aveva intenzione di «schiacciare [la Chiesa Cattolica] come un rospo». E se i cristiani avessero mai cercato di opporsi direttamente al potere nazista avrebbe adottato, ancora una volta, una strategia subdola: «Se lo faranno, […] certamente non li trasformerò in martiri. Semplicemente li farò passare per stupidi criminali».
Il piano nazista per eliminare la Chiesa
Non stupisce dunque, come rivelò lo storico gesuita Robert A. Graham, che il regime nazista avesse architettato un vero e proprio piano per distruggere la Chiesa. Un piano in 13 punti che mirava ad annientare la struttura della Chiesa, colpendo la sua natura di organismo sociale, per sradicarla come comunità.
La «prova generale» avvenne a partire dal 1940 in una zona della Polonia Occidentale annessa. Era stata denominata Warthegau. Qui i nazisti cercarono di applicare un decreto del marzo 1940. Un decreto mai pubblicato ufficialmente, ma fatto pervenire in Vaticano dal cardinale Adolf Bertram di Breslavia il 14 aprile 1941. Il provvedimento mirava a negare la personalità giuridica della Chiesa. Un bisturi ben affilato per eliminare chirurgicamente la Chiesa.
Distruggere la comunità ecclesiale
Lo scopo del piano, spiegava Graham, appariva evidente: annientare tutti i legami confessionali nel Reich tedesco e creare un Reich libero dal cristianesimo. Il piano in 13 punti cancellava vescovi e preti, chiudeva conventi e fondazioni. Non solo impediva la vita ecclesiale: non permetteva nemmeno la vita sacramentale, le opere di carità e l’educazione religiosa. Nessuna possibilità di raccogliere collette per sostenere le opere ecclesiali, i cattolici non potevano avere alcun rapporto col Papa a Roma. Il massimo delle concessioni era la possibilità di associarsi per scopi religiosi da parte di gruppi di soli adulti, sotto la guida di un pastore part-time (ovviamente fedele ai nazisti).
L’«esperimento» non ebbe fortuna. Ma il Warthegau rimane il laboratorio dove il Reich cercò di testare il mondo che avrebbe voluto creare: un posto dove al cristianesimo non sarebbe stato riservato alcuno spazio.