Il precedente ha convinto il governo a mettere sotto indagine tutte le associazioni cattoliche e le Ong che si occupano di neonati e bambini. Sotto lente d’ingrandimento sono finiti i conti di queste organizzazioni, soprattutto i finanziamenti dall’estero che dovrebbero provenire da donazioni private a sostegno dell’opera caritatevole delle religiose in India, ma che si sospetta possano arrivare da persone che “ordinano” neonati come nel caso scoperto. Le indagini procedono senza sosta nonostante la Conferenza Episcopale Indiana continua a sostenere che quello della suora sia un caso isolato ed estraneo alla stessa Chiesa.
L’ipotesi sulla possibile forma di persecuzione perpetrata ai danni della Chiesa è sostenuta fermamente dall’attivista John Dayal che ad ‘Avvenire‘ ha dichiarato: “Il governo indiano, incitato dal nazionalismo religioso indù, ha deciso di dare una lezione alla comunità cristiana. È ormai ovvio che il governo federale ordini un’inchiesta per ogni singola casa gestita dalle Missionarie della Carità che si prendono cura di bambini abbandonati, ragazze madri, donne senza fissa dimora, malati e moribondi”.
Che l’attuale estensione delle indagini sia pretestuosa lo sostiene anche il segretario generale della Conferenza Episcopale, Monsignor Theodor, secondo cui la recente ondata di sospetto sui finanziamenti esteri sarebbe giustificabile in un solo modo: “Forse il governo statale vuole trovare prove che i funzionari dei gruppi cristiani sono terroristi? Ma le organizzazioni cristiane non sono le uniche a ricevere soldi dall’estero in base al Fcra. Perché allora le altre Ong sono state risparmiate?”.
Il BJP vuole stringere la morsa anche sui cittadini di fede islamica, una teoria che risulterebbe assurda se non fosse che proprio in questi giorni è stata revocata la cittadinanza a 4 milioni di persone nel nord del Paese, nella regione di Assam: gli abitanti della regione, prevalentemente di fede musulmana, sono stati inseriti in una lista e dovranno dimostrare di essere in India da prima del 24 marzo del 1971, giorno in cui il Bangladesh ha dichiarato la propria indipendenza dall’India, se non vogliono essere espulsi dalle autorità. Nella regione abitano 34 milioni di persone, molte delle quali rischiano di dover lasciare il Paese in cui sono cresciuti.
Luca Scapatello
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