Sono lontani in occidente i tempi in cui l’essere cattolico era motivo di persecuzione ed i cristiani erano costretti a divenire martiri per difendere la propria libertà di culto. Simili situazioni le vivono i cristiani in Africa e Asia, lì dove culture opposte alla nostra e fondamentalismi religiosi inducono a pensare che il cattolicesimo ed il cristianesimo sono nemici da battere. Eppure ancora oggi, sebbene in forma diversa, il cattolico è visto con ostracismo dai contemporanei, la società moderna lo etichetta come retrogrado, intransigente e spesso lo induce a mascherare le proprie idee.
Proprio per questo motivo ancora oggi assumono un rilievo particolare le parole che Papa Francesco ha rivolto ai sacerdoti scozzesi in occasione del quattrocentesimo anniversario dalla persecuzione subita da padre John Ogilvie: questo sacerdote venne torturato e condannato a morte durante la persecuzione cattolica del 1615 perché rimaneva fedele al papa e celebrava messe segrete nonostante il diniego del re.
San John Ogilvie ed i martiri simboli dei cristiani che non si arrendono
Nel ricordare il martirio di padre John Ogilvie il Santo Padre ha dichiarato: “Il martirio di san John Ogilvie, la cui condanna aveva lo scopo di ridurre al silenzio la fede cattolica, rappresentò invece un impulso per la sua promozione e per la difesa della libertà della Chiesa di rimanere in comunione con la Sede di Pietro”. Quindi ha ricordato ai fedeli come l’esempio di quest’uomo e di tutti i martiri della storia dev’essere seguito per tutelare il diritto di professare la propria fede anche ai giorni nostri: “Anche noi viviamo in tempi di martirio e in una cultura spesso ostile al Vangelo. Vi esorto ad avere il medesimo spirito di dedizione che ebbero i vostri predecessori. Amate Gesù sopra ogni cosa!”. Con queste parole il pontefice fa capire che solo con fede inossidabile si può vincere chi vuole screditare le verità del Vangelo.
Luca Scapatello