Fra pochi giorni, il Santo Padre sarà in visita apostolica nel Paese asiatico, dove la comunità cristiana è, sì piccola, ma molto devota.
Tutti lo aspettano, tanto che è stato lo stesso Papa Francesco a definire questo suo viaggio in Mongolia come “tanto desiderato”. Non solo da lui, anche San Giovanni Paolo II avrebbe voluto realizzarlo, ma tale intento non si è poi realizzato.
Un’occasione per abbracciare una piccola ma forte comunità cristiana che vede nella Vergine Maria il suo simbolo e la sua protezione.
Il viaggio del Papa in Mongolia
È una delle visite apostoliche, forse, più attese e desiderate dallo stesso Papa Francesco che di Paesi nel mondo, nel giro di questi suoi 10 anni di pontificato, ne ha girati. La Mongolia, paese asiatico a maggioranza di altra religione, ma dove si trova una piccola ma forte comunità cristiana che non vede l’ora di accoglierlo a braccia aperte e manifestare a lui tutta la gioia e la vicinanza possibile.
E Francesco non si è fatto attendere. Dal prossimo giovedì, 31 agosto, sino a domenica 4 settembre, sarà lì in visita. Un viaggio all’insegna di un motto: “Sperare Insieme”. “Sarà l’occasione per abbracciare una Chiesa piccola nei numeri ma vivace nella fede e nella carità e anche per incontrare da vicino un popolo nobile, saggio con una grande tradizione religiosa che avrò l’onore di conoscere specialmente nel contesto di un evento interreligioso” – ha affermato lo stesso Santo Padre, domenica, alla fine della preghiera dell’Angelus.
Un viaggio che anche Giovanni Paolo II aveva tanto desiderato ma che alla fine rimase tra i programmi realizzati del Santo papa polacco.
Il ruolo della Madonna, simbolo e segno della protezione della piccola comunità cristiana mongola. L’arrivo dei salesiani in questa terra, risale a 18 anni fa, e furono chiamati dal vescovo locale per far sì che lo aiutassero in ambito educativo. Ed è stato proprio in un video, realizzato da Fides, come spiega il quotidiano “Avvenire”, che padre Leung Kon Chiu descrive tutto ciò che è stato possibile realizzare in questo paese nel giro di soli 20 anni.
La storia della “Madre celeste”
Dalle scuole professionali, sino alla parrocchia di Darkhan dedicata a Santa Maria Ausiliatrice. Ed è proprio la Madonna (e, in particolare, una sua sacra immagine) che è molto cara alla popolazione cristiana mongola. Fu una signora a trovare la statua di Maria nella discarica di Darkhan. La donna, all’inizio, l’aveva posta nel luogo più bello di casa sua.
Nel 2013 una suora salesiana la scopre: “Se quello che ha detto la signora è vero. Lei ha trovato questa statua prima che noi preti e suore arrivassimo in questa parte del Paese. Quindi questa Madonna ha preparato il terreno per noi. E il fatto che noi siamo qui è una grazia sua” – ha spiegato Padre Kon Chiu.
A venire a conoscenza del ritrovamento è stato, poi, il cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar. Di questa sacra immagine ritrovata, lo stesso Cardinal Marengo ne ha parlato, poi, anche con il Papa, per dare un nome ufficiale a questa statua.
L’idea di chiamarla “Madre celeste”. Da lì, la scelta e la volontà dello stesso Cardinal Marengo di designare un anno intero dedicato proprio alla Vergine Maria in Mongolia, che è partito lo scorso 8 dicembre e che si concluderà lo stesso giorno di questo anno. La visita del Santo Padre sarà il corollario di una devozione così forte di questa piccola comunità.
Video: Agenzia Fides