Gesù è il Re dell’Universo e ci invita a considerare quanto siamo preziosi nell’amministrazione del suo regno, che lui tornerà a stabilire.
Ognuno di noi infatti, con i propri talenti, può fare molto per rendergli le grazie che ci ha donato: lui ci donerà in cambio la vita in abbondanza.
La Liturgia di oggi mercoledì 18 Novembre 2020
- MERCOLEDÌ DELLA XXXIII DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Dice il Signore: «Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io vi esaudirò, e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi». (Ger 29, 11.12.14)
Prima Lettura
Santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 4,1-11
Io, Giovanni, vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito». Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono.
Attorno al trono c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d’occhi davanti e dietro.
Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l’aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un’aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: «Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!».
E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, per la tua volontà esistevano e furono create».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale – Dal Sal 150
R. Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente.
Lodate Dio nel suo santuario,
lodatelo nel suo maestoso firmamento.
Lodatelo per le sue imprese,
lodatelo per la sua immensa grandezza. R.
Lodatelo con il suono del corno,
lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti. R.
Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente
dia lode al Signore. R.
Il Vangelo di oggi Mercoledì 18 Novembre 2020
Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19,11-28
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno“.
Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi“. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”.
Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”.
Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.
E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me“».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
Parola del Signore
Il regno di Gesù – Il commento al Vangelo di oggi Mercoledì 18 Novembre 2020
Nella prima parte del Vangelo, Gesù parla di quando verrà il suo regno. Esso non verrà prima che il re della parabola, Gesù stesso, torni dopo aver inviato i suoi servi ad amministrare le sue ricchezze.
Gesù è il Re dell’universo, perché Egli lo ha creato ed ha creato ognuno di noi. Tuttavia, la sua regalità sul mondo, una regalità di Padre, una regalità giusta, che non conosce prepotenza e che addirittura è venuta dall’alto del Cielo a prendere le nostre spoglie mortali e a dare la vita per noi, non viene accettata e riconosciuta dagli uomini.
Il Regno di Dio è un regno umile, che inizia nel momento in cui Di ha affidato il compito di amministrare la ricchezza che è il suo Vangelo, la sua stessa testimonianza: da essa nasce il Regno della luce, a vincere quello delle tenebre.
Eppure l’uomo, spesso segue la sua natura più oscura, votata a ciò che perisce, agli appetiti come il potere, al predominio. Segue quella che San Paolo chiama: “opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso: chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal, 16.19-25).
Anche per queste cose nella Parabola Gesù dice: “Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi“”.
Ai suoi servi Gesù lascia invece dieci talenti da amministrare (numero che rappresenta la totalità) talenti che rappresentano il suo amore, il suo messaggio del Vangelo, tutto sé stesso. Essi li fanno fruttare molto, il suo regno comincia a diffondersi. Per tutti, tranne che per un uomo che ha avuto paura di spendersi. Che ha voluto tenere per ciò che aveva di buono, senza spendere la sua vita per gli altri. E’ allora che gli viene tolta quella possibilità di fare del bene, di donare fede e speranza agli altri, con le opere e con le azioni, anche nel poco che veniva richiesto.
A chi molto ha amato, molto sarà dato
A chi ha molto amato, a chi molto si è speso, a chi molto ha perdonato… molto sarà dato. A chi non ha fatto niente di tutto ciò che poteva fare per Dio, per paura di perderlo, sarà tolto quel che di inutilizzato gli è stato dato.
Per investire i talenti occorre superare la paura di sbagliare. Se la paura di Dio ci atterrisce più di ogni altra cosa non faremo fruttare le nostre capacità e i nostri talenti. Dio si indigna con chi ha paura di Lui, perché egli è, sopra tutto, un Dio buono. Chi pensa che sopra tutto sia un Dio severo si toglie da solo quell’unico talento: la speranza. Non dobbiamo mai avere paura nei confronti di Dio.
Ciò lo ferisce molto e ci impedisce di vivere e, anche se a volte sbagliando, di mettere a frutto i nostri talenti.
Quindi dovremmo essere sempre pronti a fare del bene, anche con quel poco che possiamo fare. Se avremo paura di non fare abbastanza bene agli occhi di Dio, o di metterci in gioco, o non faremo per pigrizia egoistica, non faremo fruttare i talenti che Dio ci ha dato.
Se invece non avremo paura di spenderli, anche rischiando di commettere errori nel cammino , di certo troveremo il modo di farli fruttare, e così di rendere a Dio quelle grazie che lui ci ha dato da amministrare, moltiplicate.