La vita è piena di molte difficoltà e sfide che ci fanno preoccupare. Ogni giorno ci troviamo di fronte a molti eventi che possono farci preoccupare. La narrazione del Vangelo secondo Matteo, al capitolo 6, ci dà un chiaro insegnamento su come dobbiamo gestire la preoccupazione.
Qual è la preoccupazione? Il dizionario dice che quando ci preoccupiamo, ci tormentiamo con pensieri inquietanti. Secondo gli Istituti Nazionali di Salute, uno su tre adulti soffre di insonnia occasionale e uno su dieci adulti di insonnia cronica. Gli esperti sono preoccupati per il crescente consumo di pillole da sonno da parte di molti.
Il rimedio alla preoccupazione è confidare in Dio. Avere totale fiducia in Dio.
Nel passaggio evangelico di Matteo 6,24-34 sentiamo queste parole consolanti: “Perciò io vi dico, non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete: la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.”.
È nel silenzio dei nostri cuori, pieni di fede, che sperimentiamo la presenza di Dio. Lo contempliamo nella bellezza dell’alba, della potenza del vento, della maestà dell’oceano, della voce delle Scritture, della presenza dell’Eucaristia e di ogni incontro con il prossimo. Sant’Agostino ha detto una volta che Dio è più vicino a noi di noi stessi.
Viviamo Dio attraverso la nostra vita di preghiera. La preghiera è la conversazione con Dio. La preghiera è essere continuamente nell’amore, perché Dio è reale. Dio è personale. Non importa che cosa accada nelle nostre vite, dobbiamo sempre pregare e pregare quotidianamente. La preghiera è l’aria che respiriamo. È l’ossigeno dell’anima.
Una delle sfide più grandi che incontriamo è la nostra incapacità di vedere e ascoltare Dio. Possiamo essere catturati dalle distrazioni della vita quotidiana, che ci impediscono di incontrare veramente Dio. Le nostre vite occupate richiedono tempi di preghiera rinnovati durante tutto il giorno.
Una vita seria di preghiera è molto importante per i tempi in cui viviamo. Le strutture tradizionali di sostegno, che hanno reso la vita confortevole e facile, ci mandano in confusione, ma la trasformazione sta lentamente avvenendo.
Dio ci spinge a non aderire alle cose, alle persone e alle istituzioni. Ci sta chiamando al distacco, al deserto, al viaggio nella notte della fede nuda. Ci invita a aggrapparci a lui e solo a lui. Questo viaggio è difficile, spaventoso a volte e anche rischioso. Ma coloro che lo intraprendono saranno trasformati in testimoni viventi del Dio dell’amore.
Tuttavia, senza una seria vita spirituale, l’ansia e la paura ci sopraffanno. Se siamo un popolo che vive vere e proprie vite spirituali, saremo pieni di pace e di gioia, non importa cosa succeda intorno a noi. E questo è così, perché saremo sempre in grado di fidarci di Dio.
Teresa di Avila, la famosa mistica spagnola, ha scritto: “Niente ti turbi, niente ti spaventi, tutto passa, Dio non cambia mai, la pazienza ottiene tutto, chiunque abbia Dio, non vuole nulla, solo Dio basta”. Santa Teresa ci offre tante parole profonde di saggezza per i nostri tempi.
Il numero impressionante di farmaci da prescrizione disponibili, per le molteplici forme di disagio e tensione, illustra che molti dei nostri contemporanei soffrono di un drammatico turbamento interiore.
È vero che stiamo vivendo profonde sfide: le guerre, le minacce continue del terrorismo, i problemi della nostra Chiesa cattolica, l’accelerazione della decadenza morale nella nostra società, un’economia incerta e le terribili ferite causate dallo smantellamento della vita familiare. Tuttavia, queste sfide dovrebbero ricordarci che dobbiamo sempre fidarci di Dio, che è sempre con noi.
Ancora una volta, ci rivolgiamo alle parole del racconto del Vangelo di Matteo: “Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena”.
Ma dobbiamo essere convinti che la preghiera non possa basarsi semplicemente sulla necessità. Dio non è una macchina per bevande analcoliche. Né è Dio un negozio di caramelle. La sofferenza di qualche giorno bussa alla nostra porta e non possiamo essere spiritualmente attrezzati per affrontare le difficoltà della vita. Ma perché dobbiamo venire a Dio per mezzo della sofferenza? Non è forse il modo più difficile d’imparare ad amare e fidarsi?
La nostra mancanza di dipendenza da Dio è radicata in una mancanza di fiducia. La fiducia è radicata nella fede che è un dono. Se la tua fede è debole, chiedi a Dio di darti più fiducia.
Da sempre e di nuovo, incorporiamo tutti, nella nostra vita, quattro pratiche davvero fondamentali per chiunque voglia essere un cattolico serio: la preghiera contemplativa, la Messa quotidiana o una visita prolungata davanti al Santissimo Sacramento, recita quotidiana del rosario e l’uso frequente del Sacramento della Confessione. Queste quattro cose che ci permetteranno di fidarci sempre di Dio.
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