Quando ci si confessa e si ha il telefono in tasca, questo può “ascoltare” tutto anche i peccati? Ecco cosa mette in pericolo il segreto del Confessionale.
Tutti abbiamo un telefono cellulare in tasca o nella borsa. Strumento imprescindibile della vita quotidiana lo smartphone è sempre con noi e ci accompagna nella maggior parte delle nostre attività. Capita infatti che anche quando ci si va a confessare e ricevere il sacramento della Riconciliazione il telefono sia lì presente.
Non ci sarebbe nulla di strano e tantomeno di preoccupante se non si verificasse un fenomeno a cui ormai siamo un po’ tutti abituati. Si tratta di quello strano e a tratti inquietante sentirsi spiati che si verifica spesso proprio a contatto con lo smartphone.
A tanti è capitato di dire qualcosa a qualcuno e poi di ritrovarsi l’oggetto della conversazione tra le pubblicità sponsorizzate dal cellulare sui social network o tra le news proposte dal motore di ricerca. È come se lo smartphone “ascoltasse” ciò che diciamo e lo usasse a fini di marketing o simili.
Il telefono “ascolta” i peccati detti nel Confessionale
La preoccupazione circa la privacy e soprattutto in un momento così intimo e delicato come quello della Confessione porta a riflettere sulla possibilità reale che il telefono possa davvero “ascoltare” o meglio captare e recepire informazioni così personali.
Da molto tempo ormai gli smartphone che tutti adoperiamo sono dotati di assistenti intelligenti che si attivano per ricevere comandi e fornire informazioni. Questo avviene quando sentono parole specifiche o no. Non tutti sanno infatti, che gli assistenti vocali possono anche essere disattivati mentre in automatico la funzione è quasi in tutti i telefono attiva e pronta per l’uso.
Grandi piattaforme e aziende attraverso i microfoni dei dispositivi intelligenti usano le informazioni recepite da conversazioni in tempo reale dei possessori del telefono per identificare potenziali acquirenti. Proporre pubblicità in linea con i gusti e gli interessi del proprietario dello smartphone è l’obiettivo che si prefiggono.
Il segreto della Confessione a rischio: quali le conseguenze?
Certamente la questione relativa al segreto confessionale riguarda in primis il sacerdote, il quale è tenuto a non rivelare mai a nessuno, e a nessuna condizione, ciò che ha ascoltato dalla persona penitente. La pena in caso violi questo segreto è la scomunica latae sententiae, perché il fatto sarebbe effettivamente molto grave.
Ma cosa succede se ad ascoltare la Confessione di qualcuno è una terza persona che può quindi venire a conoscenza dei più intimi e scabrosi dettagli dell’animo, come sono appunto le confessioni dei propri peccati? Così come il sacerdote che rivela il segreto confessionale incorre nella scomunica, questo avviene anche per un laico che dovesse rivelare ciò che ha ascoltato.
Anche se la scomunica non è latae sententiae, cioè automatica, ma preceduta da un processo canonico, è la pena che gli spetta. Ovviamente la Confessione non può e non deve né essere ascoltata né tantomeno registrata e diffusa.
Nonostante le società digitali affermano di utilizzare dati di terze parti in forma aggregata, anonima e crittografata e di adoperarli prevalentemente per il posizionamento degli annunci nel web il pericolo di essere in qualche modo ascoltati, è reale.
È possibile che coloro che lavorano per migliorare la precisione dell’assistenza vocale e del riconoscimento vocale possano mettere in pratica quello che viene chiamato “ascolto attivo” ovvero sentire conversazioni reali e intere.
Lasciare lo smartphone fuori
La questione non è ancora del tutto chiara e ben delineata, e non si conosce con esattezza l’entità del pericolo e le conseguenze che potrebbero esserci. Negli Stati Uniti la faccenda è dibattuta e alcuni vescovi hanno proposto l’introduzione di un divieto di portare lo smartphone al momento della Confessione, o almeno di lasciarlo fuori dal confessionale o dal luogo in cui si riceve il sacramento.
In alcune diocesi statunitensi è stato emanato un divieto ufficiale. La cosa riguarda non solo il penitente, ma anche il sacerdote che dovrebbe aver lasciato il suo smartphone lontano quando si appresta a svolgere quest’attività sacramentale.
Non sembra essere sempre fattibile anche perché in molti casi chi va a confessarsi non solo ha con sé il telefono, ma lo usa per leggere la lista dei propri peccati che ha scritto su come appunti. Oppure per leggere la preghiera dell’Atto di dolore che non ricorda a memoria. Ormai lo smartphone è davvero sempre presente e cercare di tenerlo fuori dalla propria vita seppure per pochissimo tempo sembra difficile e questo pone molti interrogativi.