L’ultimo libro di Antonio Socci “Il segreto di Padre Pio” scava nel profondo di una figura che è stata determinante per la conversione e la salvezza di tante anime. La prima parte ci racconta di un giovane Pio che in una lettera consegna tutta la sua devozione a Dio e tutta la sua predisposizione al sacrificio, un sacrificio che il Signore accetta concedendogli le Stigmate (segno di fede profonda), un evento che ha portato migliaia di fedeli a convertirsi ed a ricevere grazie.
Ma se la vita e le opere di Padre Pio sono note ai più quello che non si conosce e che lo scrittore svela nel suo libro sono i miracoli che ancora oggi le persone ricevono per intercessione del Santo di Petralcina. Particolarmente toccante è la storia del piccolo Matteo Pio Colella: tutto ha inizio il 20 gennaio del 2000, il bambino (che all’epoca aveva solo 7 anni) va a scuola come tutti i giorni, quella mattina però non sta bene e la maestra, accortasi del malessere palesato da Mattia, chiama i genitori per farlo portare a casa.
Il piccolo Mattia ha la febbre a 40, vomita e non riesce a sollevarsi dal letto, la sera poi comincia a vaneggiare, non riconosce più la madre e questa si convince a portarlo a Casa Sollievo della Sofferenza, ospedale di Padre Pio dove lavora il marito. La diagnosi è tremenda, al piccolo Mattia viene diagnosticata una meningite fulminante. La situazione peggiora, la meningite acuta comporta uno shock settico e danni agli apparati cardiocircolatorio, respiratorio e renale, i medici sono costretti a portarlo in rianimazione.
La mattina dopo la situazione è disperata, il bambino presenta un collasso ed i dosaggi dei medicinali vengono aumentati di ora in ora nell’affannoso tentativo di tenere in vita il paziente. La crisi cardiocircolatoria non permette al sangue di ossigenarsi, il responso è nefasto ed anche il primario dell’ospedale alza bandiera bianca ”Ragazzi non c’è più niente da fare”. Viene fatto un ultimo tentativo con un iniezione di adrenalina, il corpo risponde solo parzialmente, ma torna subito allo stato precedente.
Il primario Violi spiega alla madre ed alla famiglia che sono stati compromessi cinque organi e di solito in questi casi non c’è più niente da fare, infatti, non esistono casi in medicina che parlino di una ripresa in simili condizioni. Sconsolati i parenti di Matteo si stringono attorno a lui in preghiera (la famiglia era da sempre devota a Padre Pio, d’altronde il secondo nome di Matteo è proprio Pio), persino medici ed infermieri della struttura si uniscono alla preghiera a Dio per la salvezza di Matteo.
Quello che accade la mattina dopo ha dell’incredibile: gli organi di Matteo hanno ripreso a funzionare, lo stupore e la felicità si diffondo per la struttura, i medici sono increduli, di fatti la guarigione di Matteo non ha alcuna spiegazione scientifica. La madre però è sicura che suo figlio è tornato in terra per volontà di Dio e che Padre Pio abbia esaudito con le preghiere la volontà di questa famiglia di riabbracciare il proprio figlio.
La storia di Matteo è solo una delle testimonianze raccolte nel libro di Socci, molte altre sono quelle che raccontano guarigioni miracolose avvenute solo dopo una preghiera collettiva a Padre Pio e se molti storceranno il naso per mancanza di fede, chi crede troverà queste testimonianze utili a rinsaldarla.