La solennità dell’Immacolata Concezione è stata vissuta dal Pontefice nel segno dell’umiltà di Maria. La consueta preghiera davanti alla colonna dell’Immacolata in piazza di Spagna è avvenuta all’alba, nel silenzio e nell’anonimato.
Anche quest’anno, papa Francesco ha compiuto l’atto di venerazione dell’Immacolata in forma privata. La sosta di fronte al monumento alla Vergine Maria in piazza di Spagna è durata soltanto cinque minuti.
Giunto a bordo dell’utilitaria papale intorno alle 6:15, il Santo Padre ha trovato ad accoglierlo soltanto alcuni vigili del fuoco, i fotografi, i primi negozianti che si apprestavano ad aprire bottega e qualche fedele mattiniero.
“Papa Francesco, ci vediamo alle 12 in piazza San Pietro!”, gli ha gridato, squarciando il silenzio, un uomo che gli ha così promesso la sua presenza all’Angelus.
Prima di fermarsi a pregare, il Pontefice ha deposto un mazzo di rose bianche, che, come da tradizione, un vigile del fuoco ha poi portato ai piedi della statua dell’Immacolata, posta in cima alla colonna.
Secondo quanto riferisce, la Sala Stampa della Santa Sede, il Papa ha chiesto alla Vergine Maria “il miracolo della cura, della guarigione, per i popoli che soffrono duramente per le guerre e la crisi climatica”.
Ha quindi invocato la “conversione, perché sciolga il cuore di pietra di chi innalza muri per allontanare da sé il dolore degli altri”. Il silenzio è stato nuovamente rotto dagli applausi e dalle esclamazioni di giubilo dei pochi ma calorosi fedeli venuti a salutare il Vescovo di Roma da dietro le transenne e a fotografarlo con i loro smartphone.
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Poco prima di andar via, Francesco ha salutato l’ambasciatrice spagnola presso la Santa Sede, María del Carmen de la Peña Corcuera, e altri funzionari ai quali, come ha riferito Vatican News, “ha spiegato di aver voluto venire anche quest’anno in quest’orario inusuale per evitare assembramenti ed eventuali contagi”.
Intorno alle 6:20, in una piazza di Spagna ancora buia, Bergoglio è montato in macchina per dirigersi a Santa Maria Maggiore, dove “ha continuato la preghiera davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani”. Alle 7, il rientro in Vaticano.
Più tardi, durante l’Angelus, il Santo Padre ha meditato il Vangelo dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). “Tra le mura di casa – ha detto – una persona si rivela meglio che altrove. E proprio in quella intimità domestica il Vangelo ci dona un particolare, che rivela la bellezza del cuore di Maria”.
In questo passo evangelico, un attributo colpisce più degli altri: Maria rimane «molto turbata» (Lc 1,29) da quanto le preannuncia l’arcangelo Gabriele.
“Ricevere grandi saluti, onori e complimenti – ha commentato il Pontefice – a volte rischia di suscitare vanto e presunzione”, tuttavia, “Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell’adulazione, della visibilità”.
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Il saluto dell’angelo e l’epiteto di “piena di grazia” infonde inquietudine in Maria, che “si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio”. Maria “non si autocompiace”, né “si esalta”: nella sua umiltà “sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri”.
Maria Immacolata, ha proseguito il Papa, incarna “l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri”. È significativo, ha aggiunto, che “questa perfezione di Maria” sia dichiarata dall’angelo “tra le mura di casa sua: non nella piazza principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande umiltà”.
“In quella casetta a Nazaret palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto”. Il Signore, del resto, “per compiere meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e agli altri”.
Ciò suscita una domanda molto seria: “pensiamo che la santità sia un’utopia, qualcosa per gli addetti ai lavori, una pia illusione incompatibile con la vita ordinaria?”.
In conclusione, Francesco ha quindi esortato: “quando ci assale il dubbio di non farcela, la tristezza di essere inadeguati, lasciamoci guardare dagli “occhi misericordiosi” della Madonna, perché nessuno che abbia chiesto il suo soccorso è stato mai abbandonato!”.
Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha rievocato la sua visita pastorale a Ciprio e in Grecia, conclusasi due giorni fa., ringraziando le popolazioni che lo hanno accolto, assieme alle loro “autorità civili e religiose”.
“Cipro è una perla nel Mediterraneo – ha detto – una perla di rara bellezza, che però porta impressa la ferita del filo spinato, il dolore per un muro che la divide. A Cipro mi sono sentito in famiglia; ho trovato in tutti dei fratelli e delle sorelle. Conservo nel cuore ogni incontro, in particolare la Messa allo stadio di Nicosia”.
Sia a Cipro che nell’isola greca di Lesbo, il Pontefice ha potuto “guardare negli occhi” la sofferenza del “povero”, dello “scartato”, dell’“emigrato”. E ha esortato: “Lasciamoci scavare dentro dalla loro sofferenza per reagire alla nostra indifferenza; guardiamo i loro volti, per risvegliarci dal sonno dell’abitudine!”.
Con riferimento ad Atene, il Papa ha confidato di essersi sentito “immerso nella grandezza della storia, in quella memoria dell’Europa: umanesimo, democrazia, sapienza, fede” e nella “mistica dell’insieme” che è propria dell’ecumenismo.
Poco prima di congedarsi, Francesco ha ricordato le conclusioni dell’Anno speciale dedicato a San Giuseppe (che termina oggi) e del Giubileo Lauretano (che chiude i battenti venerdì 10 dicembre). “Che la grazia di questi eventi – ha affermato – continui a operare nella vita nostra e delle nostre comunità. La Vergine Maria e San Giuseppe ci guidino nel cammino della santità!”.
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