Con la solita lungimiranza che lo contraddistingueva, papa Woytjla avvertiva la Chiesa e l’Europa dell’arrivo di un periodo in cui si sarebbe dovuto fare i conti con l’ingresso nel vecchio continente di moltissimi immigrati di fede islamica. Analizzando questo fenomeno dal punto di vista cristiano, l’allora pontefice non poteva sottovalutare il fatto che la migrazione avrebbe portato ad un confronto con l’Islam (anche uscendo dal contesto meramente religioso è bene notare come molti paesi europei fossero e sono tutt’ora basati su principi e tradizioni cristiane) ed infatti avvertiva dell’urgenza di prepararsi a conoscere l’Islam al punto da poter creare un ponte tra le religioni e le persone che le professano: “Si tratta pure di lasciarsi stimolare a una migliore conoscenza delle altre religioni, per poter instaurare un fraterno colloquio con le persone che aderiscono ad esse e vivono nell’Europa di oggi. In particolare, è importante un corretto rapporto con l’islam”.
Dopo aver precisato che la corretta conoscenza dell’Islam sarebbe dovuta essere strumentale al corretto rapporto tra i cristiani e i musulmani e che quindi i sacerdoti avrebbero dovuto lavorare per far conoscere ai fedeli l’Islam e gli islamici onde evitare scontri culturali legati alla mancata della diversa cultura e delle sue regole, Giovanni Paolo II parla dell’immigrazione e dell’accoglienza: “Il crescente fenomeno delle immigrazioni, che interpella la capacità della chiesa di accogliere ogni persona, a qualunque popolo o nazione essa appartenga. Esso stimola anche l’intera società europea e le sue istituzioni alla ricerca di un giusto ordine e di modi di convivenza rispettosi di tutti, come pure della legalità, in un processo d’una integrazione possibile”, insomma accogliere sì, ma solo nel rispetto pieno della legge e della cultura del Paese ospitante ed infatti aggiunge: “E’ responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi”.
Luca Scapatello
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