Nei mesi scorsi si è parlato molto dell’app Immuni, lo strumento con il quale prevenire il contagio. Pare però che ad ora i risultati non siano quelli sperati.
Sono stati solo 4,6 milioni gli italiani che hanno scaricato l’app di contact tracing. Si parlava di un minimo, per fare la differenza, del sessanta per cento degli italiani. Mentre al momento ci si attesta al 12,5 per cento dei cittadini tra 14 e 74 anni.
Immuni: i dati deludenti e i molti problemi
Se ci si chiede però le ragioni, molto sono ben chiare. Dai rischi legati alla sicurezza, alla diffusione dei dati personali in mano a enti poco trasparenti, si è passati anche a vari casi di malfunzionamento. Nelle prime settimane dall’attivazione dell’app per smartphone, una signora di Bari è rimasta bloccata pur avendo i suoi familiari negativi al virus.
Ora due ragazzi dell’hinterland bresciano, di 29 e 35 anni che hanno scaricato l’app fin dal primo giugno, sollevano la questione. Una delle due è risultata positiva al virus, l’altra è stata con lei in più occasioni: perché l’app non le ha segnalato nulla?
Il caso di due ragazze e la prova del nove: Immuni non funziona
Le due ragazze abitano a meno di due chilometri, e la ragazza che stando ai risultati dell’app non dovrebbe essere stata esposta al contagio, lo dice chiaramente: “Ma è impossibile: siamo sicure di essere state in contatto più volte”. Sul suo telefonino non è mai apparsa alcuna notifica.
Le due ragazze, infatti, tornati alla fase due hanno ricominciato a uscire insieme regolarmente, come previsto dalla normativa nazionale. “Aperitivi dopo il lavoro, camminate insieme, corsi in palestra, cene al ristorante. Per quasi tre mesi ci siamo frequentate tranquillamente, usando la mascherina e rispettando le distanze, più volte a settimana”.
Dopo il test sierologico, la ragazza risulta positiva
Poi un giorno una delle due, per pura curiosità e di propria iniziativa, fa il test sierologico: è stata in contatto con il Covid-19. Così subito dopo i risultati, la giovane ha cominciato a prendere tutte le precauzioni possibili.
“Da subito mi sono isolata dalla mia famiglia, dal mio ragazzo e dagli amici e sono in attesa del doppio test di controllo, che farò nei prossimi giorni. Sono asintomatica e la carica virale nel mio corpo è molto bassa, secondo quanto mi hanno riferito i medici, ma questo non significa che io non sia contagiosa”.
Aggiorna il suo stato di salute su Immuni, ma è tutto inutile
Dopo la presa d’atto, la ragazza ha subito aggiornato il proprio stato di salute sull’app Immuni. Ha inserito il proprio codice crittografato e anonimo fornito da un operatore per telefono. Tutto come previsto. Ma la sua amica, che ha trascorso con lei molto tempo in queste ultime due settimane, non ha ricevuto nessun avviso di allerta.
Avviso che invece dovrebbe arrivare, altrimenti l’app risulterebbe del tutto inutile. Le ragazze sono sicure al cento per cento di avere fatto tutto ciò che andava fatto. “Eravamo informate e una di noi lavora nel digital”, spiegano.
L’app non funziona nemmeno dopo avere fatto il tampone
“Sui nostri cellulari, un iPhone e un Huawei (modelli compatibili), il Bluetooh è sempre stato acceso e nella schermata iniziale abbiamo la dicitura “servizio attivo”. Per sicurezza, tutte e due abbiamo persino attivato la geolocalizzazione, nonostante non sia indispensabile”.
Per andare ancora più a fondo le due ragazze si sono scambiate i cellulare anche dopo che una delle due sia risultata positiva al tampone. Eppure l’app continua a non funzionare, nonostante il test sia stato ripetuto per più giorni.
Giovanni Bernardi