Il caso della donna barese chiusa in casa perché entrata in contatto con un positivo accresce lo scetticismo degli italiani sull’app Immuni.
La donna, senza presentare alcun sintomo, ha dovuto pagare un tampone per dimostrare di essere negativa ed uscire dall’isolamento.
In questi giorni ha suscitato un certo clamore mediatico il caso della donna barese di 63 anni che è stata costretta ad un periodo di “prigionia” a causa dell’app Immuni. Seguendo le disposizioni, la donna aveva infatti comunicato al suo medico di essere entrata in contatto con un sospetto positivo dopo che le era arrivata la notifica. Sin dal primo momento la donna ha sostenuto che si trattasse di un falso allarme, ma nonostante ciò è stata costretta a rimanere in isolamento in attesa di un tampone.
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Al fine di liberarsi dalla reclusione forzata ed anche per appurare di non essere infetta al Covid-19, la donna ha fatto richiesta di tampone al servizio sanitario nazionale. A quanto pare, però, il tampone le è stato negato e la donna è stata costretta a farlo privatamente (dunque a pagamento). A denunciare l’accaduto è stata la stessa protagonista della disavventura in un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’: “Mi hanno messa ai domiciliari senza una ragione. Sono agli arresti, ma senza aver avuto nemmeno diritto a un regolare processo. Anche se sto benissimo, andrò a fare il tampone privatamente, visto che il servizio sanitario pubblico me lo nega”.
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Sin dall’inizio l’idea di istallare l’app Immuni per favorire il distanziamento sociale dai sospetti positivi al Covid-19, è stata accolta tiepidamente dagli italiani. Fino ad oggi solamente 3,3 milioni di italiani hanno deciso di installarla, ovvero il 6% della popolazione adulta. Inoltre secondo i risultati di un recente sondaggio effettuato da Emg Acqua per Pubblic Affairs Advisors, è scesa la percentuale di italiani intenzionati a scaricarla.
Secondo il sondaggio gli italiani che sarebbero disposti a farne uso, tra i maggiorenni, sono solamente il 39% contro il 46% di maggio. Di questi il 22% ha dichiarato che la scaricherà assolutamente, un aumento visto che a maggio era solo il 16%; mentre solo il 17% ha detto che probabilmente la scaricherà, contro il 28% della precedente rilevazione. Aumenta anche il numero di coloro che dichiarano che sicuramente non la scaricheranno: si è passati dal 16% al 24%.
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Luca Scapatello
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