Il lancio dell’app Immuni per il tracciamento dei contagi è previsto per fine maggio.
Pare che nel frattempo i colossi del settore digitale Apple e Google abbiano consegnato, ai ventidue governi che l’hanno richiesto, la versione finale dello strumento da loro sviluppato. Tra questi governi c’è l’Italia. Spetterà da ultimi agli Stati a implementare la versione definitiva di questa tecnologia.
Il ministro della Salute Roberto Speranza dovrà consegnare in questi giorni al Garante Privacy un documento in cui valuta l’impatto che avrà l’applicazione. Ma le voci critiche sono molte. Queste indicano tra i punti critici della questione, la mancanza delle cosidette tre T. Cioè testare, tracciare e trattare.
Apple e Google stanno quindi collaborando dallo scorso 10 aprile per la creazione di un’interfaccia che i governi utilizzeranno nelle loro applicazioni, sui sistemi operativi iOS e Android, “per farle funzionare meglio”, spiega Avvenire. “Abbiamo lavorato con le autorità sanitarie di tutto il mondo che decideranno come usare questa tecnologia”, dicono le due aziende.
In queste app è prevista una notifica nel momento in cui si è esposti al contagio, e utilizzerà il bluetooth. Sarà “volontaria, anonima e rispettosa della privacy”, si premuniscono di spiegare. Gli utenti si scambieranno le loro informazioni nel momento in cui si avvicineranno per un certo lasso di tempo con un altro dispositivo. Con un contatto a distanza ravvicinata.
La notifica arriverà se attivata in maniera volontario, come anche per l’inserimento di una diagnosi positiva rispetto al contagio del virus. Non verranno rese note le identità degli utenti, si spiega, a nessuno. La tecnologia è stata consegnata dai due colossi americani alle autorità sanitarie nazionali, e verrà disattivata quando non sarà più necessaria. In Italia, è prevista la cessazione nel 31 dicembre 2020.
Il ministra dell’Innovazione Paola Pisano, commentando la questione, ha affermato che “l’applicazione italiana usufruisce dei sistemi operativi forniti da due gruppi di livello internazionale perché questo ne accresce l’efficienza in un quadro di tutela della privacy”. E che il sistema “aumenta anche le possibilità di rendere interoperabile l’app italiana con altre utilizzate all’estero”.
Si tratterà di uno strumento “utile per l’individuo, ma bisogna fare un discorso di salute pubblica ed epidemiologica”, ha commentato il fisico Alessandro Vespignani. Questo perché “servono una visione d’insieme, informazioni per comprendere come si sviluppa l’epidemia in modo molto più veloce rispetto a quanto accade adesso, con la maggior parte delle operazioni che viene svolta a mano”.
Entrando nei dettagli tecnici dell’applicazione, le specifiche pubblicate da Bending Spoons spiegano che il server dell’azienda italiana Sogei disporrà delle informazioni anonime degli infetti, conoscerà quante notifiche sono inviate, in che giorno, in che provincia e per quanto tempo si è stati esposti alla persona contagiata.
I dati verranno elaborati in forma aggregata, quindi non individuale. Questo per permettere al sistema sanitario di conoscere l’andamento del contagio nei territori. Calcolando gli ammalati e preparando gli ospedali.
Ma bisognerà stare ben attenti nel vigilare su come “il server rispetterà l’anonimato pur dovendo verificare la veridicità dell’avvenuta notifica”, spiega il docente di cybersicurezza del Politecnico di Milano Stefano Zanero.
Giovanni Bernardi
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