L’ascolto della Parola di Dio è importante durante la Celebrazione Eucaristica. Ma non sempre chi “va a leggere”, è consapevole del suo ruolo.
Non ci si improvvisa lettori della Parola. Bisogna comprenderla, meditarla e soprattutto assimilarla, prima di poterla proclamare davanti all’assemblea dei fedeli. Ci sono alcune particolari regole “partiche e spirituali” da rispettare. Cerchiamo di capire quali sono.
Una buona lettura, di qualunque testo, ci permette di capire subito di cosa si sta parlando, senza dover rileggere più volte. Quando si pensa alla Parola di Dio e alla sua lettura ci viene spontaneo pensare che Lui, con la Sacra Scrittura, ha voluto lasciarci, non solo un messaggio di vita, ma anche una serie di insegnamenti utili per la nostra fede.
Per questo, accostarsi alla lettura della Parola non è uno scherzo, in particolar modo durante la Celebrazione Eucaristica.
La Messa, come sappiamo, è divisa in due parti: il cibarsi della Parola (attraverso l’ascolto delle letture e del Vangelo), e il cibarsi del corpo e sangue di Cristo (la liturgia Eucaristica vera e propria). Molto spesso, si presta poca attenzione al ruolo di colui che viene scelto per salire all’ambone a proclamare le letture. Spesso si tratta di fedeli che, non vedendo nessuno che si accosta all’altare in quel momento della celebrazione, si improvvisano lettori.
È uno dei piccoli errori comuni che si notano durante la Santa Messa. Ma chi è il lettore? È un ministro istituito dalla Chiesa, che ha il compito di proclamare (e non semplicemente leggere) la Parola di Dio, con espressione e competenza, in modo tale che tutti possano comprendere ogni tipo di sfumatura di ciò che si legge.
Competenza: la formazione liturgica è uno degli elementi base per un lettore. Chi legge deve conoscere la Sacra Scrittura e deve anche averne una conoscenza di tutte le sue sfaccettature, oltre a saper distinguere le regole base di differenza fra Prima e Seconda lettura, Vangelo e preghiera dei fedeli.
Lettura: chi proclama la parola di Dio deve leggera con espressione, competenza ed enfasi. Deve accompagnare per mano il fedele nel messaggio di Dio e in ciò che lui ha voluto dirci. Deve esser “felice ed onorato” di leggerla, quasi come se Dio parlasse attraverso la sua voce.
In ultimo, e non meno importante, la preghiera. Chi si avvicina a leggere la Parola deve avere anche una sorta di “grazia interiore”. Deve riuscire a trasmettere la gioia che ha nel cuore di esser lì a proclamare ciò che Dio ha detto, ma allo stesso tempo far comprendere a tutti la profondità del messaggio evangelico.
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ROSALIA GIGLIANO
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