Francesco è stato operato al Gemelli per stenosi diverticolare del sigma, e l’intervento è andato bene nonostante le complicazioni.
Si trattava infatti di un’operazione programmata, come ha spiegato il Vaticano, che “ha comportato una emicolectomia sinistra ed ha avuto una durata di circa tre ore”. A cui, come previsto e come specificato dalla Santa sede, “si prevede una degenza di 7 giorni salvo complicazioni”. Nello specifico, una complicazione c’è stata ma anche questa è all’ordine del giorno, specialmente per quanto riguarda pazienti dell’età di Francesco.
Per entrare nel dettaglio, l’imprevisto a cui si è sottoposto Francesco è chiamato “conversione da laparoscopia a open”, e avviene nel momento in cui il chirurgo si rende conto in corso d’opera di non poter procedere con quella tecnica e decide di passare alle metodiche tradizionali, nonostante avesse magari programmato inizialmente un intervento mininvasivo. Ovvero di fare taglio anziché piccoli fori in cui introdurre gli strumenti endoscopici.
In sostanza, l’operazione è cominciata ricorrendo alla laparoscopia, una tecnica non invasiva che tuttavia non bastava a risolvere il problema della stenosi, cioè dell’occlusione causata dai diverticoli. Per questo si è dovuto proseguire in modo tradizionale, la classica laparotomia, ovvero l’incisione chirurgica dell’addome per poter operare, e il tratto asportato sarà sottoposto ad un esame istologico, come da prassi.
Questo cambio di programma è stato necessario per papa Francesco. Nonostante ciò, c’è da stare tranquilli. Il medico che lo ha operato, il Professor Francesco Corcione, è infatti considerato uno dei migliori operatori in Italia nel campo dell’intervento sui diverticoli. Intervistato dal Corsera è entrato nel dettaglio di quanto accaduto e ha spiegato che “in generale i motivi che portano alla chirurgia open sono emorragie non controllabili, presenza di aderenze viscerali, ragioni anatomiche altrimenti non rimovibili, problemi anestesiologici o complicanze, ad esempio la scoperta di aperture, non risolvibili per via laparoscopica”.
“La maggior parte delle aderenze dipendono da precedenti episodi di chirurgia open, ma possono essere determinate anche da altre cause. Sta all’abilità del chirurgo aggirare questi ostacoli, rimuovendoli, prima di procedere all’emitectomia sinistra, vale a dire alla resezione del sigma e del colon discendente”, ha proseguito il medico. Spiegando che in generale questa conversione ha frequenza di circa il 20 per cento.
“Due interventi su dieci anziché in laparoscopia si concludono con la chirurgia in aperto. La percentuale varia a seconda dell’esperienza dell’équipe”. Nei giorni scorsi era stato il dottor Renzo Schalling, Dirigente medico di primo livello dell’Endoscopia dell’ospedale di Vimercate, ha spiegare che cos’è il disturbo di cui soffre il papa. “I diverticoli del colon sono delle estroflessioni dell’intestino che, nella maggior parte dei casi, possono passare inosservate senza provocare disturbi al paziente”.
Questi però a volte possono procurare complicanze, tra cui l’infiammazione degli stessi diverticoli, che può condurre all’irrigidimento della parete che perde in elasticità portando il colon a subire dei restringimenti. Vale a dire le cosiddette “stenosi”. I restringimenti poi, a loro volta, possono comportare al paziente svariati disturbi, tra cui dolori addominali ricorrenti, alterazione della regolarità intestinale e, nei casi più avanzati, ostruzione del lume, tutto ciò che insomma viene classificato sotto il nome di “malattia diverticolare complicata”.
Il ricovero del Pontefice è arrivato dopo l’Angelus di domenica, e l’operazione è durata tre ore. Il tempo previsto per la degenza è di sette giorni. “Il Santo Padre ha reagito bene all’intervento condotto in anestesia generale”, è stata la frase, molto attesa da tutti i cattolici, arrivata con il bollettino medico del Policlinico Gemelli delle 23.40.
“Sua Santità è in buone condizioni generali, vigile e in respiro spontaneo. L’intervento chirurgico per la stenosi diverticolare effettuato nella serata del 4 luglio ha comportato una emicolectomia sinistra e ha avuto una durata di circa 3 ore. Si prevede una degenza di circa 7 giorni salvo complicazioni”, è quello che ha scritto il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, nel bollettino di lunedì mattina.
Fino al giorno precedente, infatti, nessuno si aspettava che Papa Bergoglio dovesse essere operato. Il Santo Padre è comparso all’improvviso alle tre del pomeriggio nell’androne deserto del Policlinico Gemelli, dopo essere sceso da un’auto scura con la targa Scv, fermatasi sotto la pensilina bianca, accompagnato solo dall’autista e da uno stretto collaboratore.
Con Papa Wojtyla, il policlinico al quartiere Trionfale è diventato l’ospedale dei pontefici, il “terzo Vaticano”. Subito tutte le luci dell’ospedale, all’arrivo di Francesco, si sono accese, con lo stupore di uscieri, medici, infermieri, parenti in visita ai ricoverati. Francesco è passato di tutta fretta senza fare scalpore, ha preso l’ascensore ed è salito al decimo piano, nello stesso reparto frequentato per anni, in tutto per ben sette volte, da Giovanni Paolo II, ad esempio dopo l’attentato del 1981.
Per Francesco invece è la prima volta che da Papa si trova ad essere ricoverato in ospedale, per un intervento che si direbbe di routine ma che in ogni caso rimane delicato per un paziente di 84 anni come Bergoglio. Il Papa, dopo avere annunciato alle 12 le prossime missioni in Slovacchia e Ungheria a settembre, ha aggiunto le parole “a Dio piacendo”, ed è entrato in sala operatoria alle 19. L’intervento è durato tre ore, nel riserbo più totale della squadra medica guidata dal professor Sergio Alfieri, direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia digestiva. Poi, al termine dell’operazione, il ritorno in reparto per la degenza.
Pochi minuti e la notizia battuta dall’ansa ha fatto il giro del mondo, con decine di troupe televisive anche straniere che si sono subito appostate nel piazzale fuori dal policlinico, poi in uno spazio controllato dalla polizia, con vista sulle tapparelle abbassate della stanza di Francesco. Le stesse in cui Papa Wojtyla recitava l’Angelus, come testimoniato dalle decine di foto in mostra in una delle corsie dell’ospedale.
All’interno dell’ospedale, si trovano agenti in borghese dell’Ispettorato e della Gendarmeria vaticani a caccia di intrusi nei corridoi e nei saloni. Proprio due domeniche fa Bergoglio aveva chiesto ai fedeli di pregare per lui “con un’intensità particolare”, e subito sia nel piazzale antistante che in tutte le chiese del mondo queste preghiere hanno cominciato ad essere recitate, insieme ai tanti messaggi arrivati delle più alte cariche del Paese e dall’estero. Tra questi, quello affettuoso da Parigi del Capo dello Stato Sergio Mattarella: “Da me e da tutti gli italiani auguri di pronta guarigione”.
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La mattina seguente, il portavoce vaticano Matteo Bruni ha ancora tranquillizzato tutti, spiegando che “gli esami di controllo di routine sono buoni” e che “il Papa ha fatto colazione, ha letto alcuni quotidiani e si è alzato per camminare”. Che insomma “il decorso post–operatorio è regolare”. Se i primi due o tre giorni sono di norma i più delicati, le notizie che arrivano sono più che tranquillizzanti, come anche le indiscrezioni sul fatto che il Papa si mostri di buonumore, già ieri scherzava con medici e infermieri.
La decisione invece di operarsi all’inizio di luglio è stata motivata dal fatto che in questo modo si avrà il tempo di fare la convalescenza e rimettersi in forze in pace mentre non ha altri impegni ufficiali. Bergoglio infatti non passa le sue vacanze, iniziate a luglio, a Castel Gandolfo o in montagna ma a casa, nell’albergo dove vive in Vaticano, e per tutto il mese le le udienze generali del mercoledì sono state sospese.
Gli unici previsti sono gli Angelus, così potrebbe essere che quello di domenica prossima sarà recitato dal Gemelli, come già fece Wojtyla. Nel mentre, è giunto anche il messaggio del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. “La attendiamo domenica prossima, dalla finestra del Palazzo Apostolico, per pregare insieme l’Angelus e ascoltare la sua parola”.
Bassetti ha espresso al Papa, a nome della Chiesa italiana, la “vicinanza delle nostre Chiese, delle nostre comunità, dei nostri fedeli, con l’augurio di una buona convalescenza e pronta guarigione”. “Nell’apprendere la notizia del suo ricovero, abbiamo pregato per lei affidando al Padre la Sua salute”, ha aggiunto il cardinale.
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“Affidiamo al Signore i medici e tutto il personale sanitario che, con passione e amore, si stanno prendendo cura di lei e di tutti i pazienti e gli ammalati. Anche in questa occasione ci ha insegnato come affrontare la sofferenza. Lo sguardo rivolto agli impegni dei prossimi mesi (il viaggio in Ungheria e in Slovacchia a settembre) e il sorriso abituale dalla finestra del Palazzo Apostolico, con cui ci dà appuntamento ogni domenica, sono una grande testimonianza. Non bisogna mai cedere allo sconforto anche nelle ore della fatica più dura. Grazie, Padre Santo!”
Giovanni Bernardi
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