Da settimane lo stanno attaccando in maniera pretestuosa, cercando di demolire il guardiano della Fede e della dottrina. Ma una foto arriva come risposta a chi da giorni sta pregando per il Papa emerito.
Viviamo infatti un tempo di dolorosi attacchi contro Benedetto XVI, ma nonostante ciò il male non potrà mai prevalere contro i suoi figli e contro la Chiesa.
Da giorni infatti Ratzinger è sotto il fuoco incrociato sia da fuori che, purtroppo, da dentro la Chiesa. I media di tutto il mondo lo accusano per quanto contenuto nel report sugli abusi voluto dalla diocesi di Monaco, in cui lo si accusa per negligenze risalenti a mezzo secolo fa che Ratzinger aveva già smentito.
In queste ore il Papa emerito, 95 anni, ha spiegato che sta leggendo il rapporto di migliaia di pagine e che appena completato scriverà una risposta molto dettagliata a tutte le accuse che gli sono rivolte. Nei giorni seguenti il Vaticano, con un editoriale del direttore dei media Andrea Tornielli, ha ricordato l’importanza dell’impegno di Ratzinger nella lotta contro gli abusi, senza il quale nulla di quella che la Chiesa sta facendo sarebbe stato possibile.
La foto che rincuora i fedeli in questi giorni di dolore
Ora la foto di Ratzinger, della sera del 31 gennaio e diffusa dalla pagina facebook della Fondazione Ratzinger, sta facendo il giro della rete. Bemedetto è infatti anziano ma sorridente e in ottima forma, a dimostrazione che gli attacchi non hanno di certo scalfito uno dei più grandi teologi del Novecento, e soprattutto la sua fede granitica.
In queste ore, si è fatto avanti il capo dei vescovi tedeschi il capo dei vescovi tedeschi, che ha chiesto a Ratzinger nientemeno che di “chiedere perdono”. “Benedetto XVI deve pronunciarsi, non tener conto di quello che dicono i suoi consulenti e in sostanza dire la semplice frase: “Ho delle colpe, ho fatto degli errori, prego chi è rimasto coinvolto di perdonarmi”, ha affermato Bätzing, palesando purtroppo la mancanza di ogni tipo di delicatezza e rispetto nei confronti dell’anziano Pontefice emerito.
Molti, tra cui il Vescovo emerito di Reggio Emilia Mons. Camisasca e il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Muller, hanno purtroppo amaramente constatato che si tratta di una trama anti-Ratzinger presente all’interno della Chiesa. Non a caso, nei giorni seguenti al Rapporto in questione, nella tv tedesca è andato in onda un documentario, in programma da tempo e che ha richiesto dieci anni di lavorazione, in cui un centinaio di persone omosessuali che lavorano nella Chiesa tedesca hanno chiesto al Vaticano di modificare le norme derivanti dalla Dottrina cattolica.
La grandiosa risposta dell’arcivescovo
Un attacco evidentemente premeditato. Nelle ultime ore è stato l’arcivescovo salesiano Stefan Oster ha spiegare che “Ratzinger non ha mentito”, di avere le prove a questo proposito e che “i media hanno tanto ingigantito parlando della presunta menzogna di un uomo 94enne”. “Il coinvolgimento di Benedetto in questa vicenda fatale è stato documentato pubblicamente già da molto tempo“, ha spiegato Oster.
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Quindi, ha concluso, è evidente che “lo scandalo montato sulla presunta “menzogna” è stato mediaticamente fatto precipitare addosso al 94enne per gettare discredito su tutto l’operato della sua vita“.
“Quali motivi sorreggono un simile accanimento contro un uomo arrivato a questo punto della sua vicenda terrena? Non sarà che Benedetto dà fastidio? Se sí, perché? Non sarà che si vuole investire la Chiesa intera investendo uno dei suoi piú eminenti protagonisti? Non sarà che all’interno della Chiesa si vuole screditare con Benedetto una certa immagine di Chiesa, una sua concezione, perché si vuole una Chiesa completamente diversa da quella che egli rappresenta?”, ha chiesto il salesiano in una lettera pubblicata sul suo sito.
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“Ad ogni modo io vorrei dire, per quanto mi riguarda, che vedo l’errore (o gli errori), vedo il vegliardo e vedo la sua condotta (anche nella lotta intraecclesiale agli abusi sessuali), e in tutto questo la mia valutazione personale, oggettivamente fondata, permane immutata. Personalmente gli voglio bene anche in questa temperie: gli incontri con lui mi sono carissimi anche ora e col senno di poi. Ai miei occhi egli è ancora, anche per la Chiesa di Passau, uno dei suoi piú grandi figli – e tale resterà“.