Inarrestabile il Cardinale Müller | Con le sue esternazioni forti e coraggiose

Ecco, se c’è un pastore che decisamente non ama l’ecclesialese e i suoi modi paludati, questo è il Cardinale Müller. Diverse le sue prese di posizione forti: dalla critica ai vescovi mondanizzati a quella contro gli abusi di potere da parte dei governi nella pandemia.

È un tempo in cui va di moda l’“ecclesialese”: quella lingua fatta di termini comprensibili a pochi addetti ai lavori, alla quale tipicamente fa ricorso chi ha come prima preoccupazione quella di smussare gli angoli troppo spigolosi per evitare ogni confronto diretto (non sia mai…).

Cardinale Müller
Il Cardinale Müller – photo web source

Nonostante il Cardinale Gerhard Ludwig Müller sia uno dei più quotati teologi dogmatici le sue uscite pubbliche hanno sempre il pregio della chiarezza e il coraggio delle sue prese di posizione – quasi sempre in controtendenza rispetto al mainstream – ricorda molto quello del vescovo Clemens von Galen nel periodo del nazismo.

Müller ha fatto sentire la sua voce anche di recente dopo che l’Austria ha legalizzato il suicidio assistito con una legge votata quasi all’unanimità dai partiti della coalizione di governo (Popolari e Verdi) e dell’opposizione (Socialdemocratici e Liberali). Contraria solo la destra nazionalistica dei Freiheitlichen. Approvata in parlamento il 16 di dicembre, la legge è entrata in vigore il 1° gennaio.

Dietro all’eutanasia c’è la negazione del Dio biblico

Anche contro l’eutanasia il cardinale Müller ha assunto una posizione molto netta in una lunga intervista al portale cattolico austriaco Kath.net.

In questo ultimo colloquio con Kath.net il porporato ha dichiarato senza mezzi termini che “in ultima istanza, dietro ai movimenti per l’eutanasia di vario orientamento ideologico-politici si trova senza dubbio la negazione di Dio nel senso biblico di Creatore e Redentore degli uomini”. A fare da sfondo all’offensiva eutanasica ci sarebbe “un sentimento nichilistico dell’esistenza” per il quale “la vita ha senso solo a patto che spirito e corpo siano in condizione di garantire una vita gaudente e più che si può priva di dolori”. È allora, quando si vuole cancellare il mistero del dolore dall’orizzonte dell’uomo che “’togliersi la vita’ può diventare allora un diritto e ‘non essere di peso agli altri’ può diventare un dovere”.

Il pericolo di un elitarismo che si arroga il diritto di decidere quali vite siano degne di essere vissute

Non ci si illuda pensando che in fin dei conti si tratta di scelte unicamente individuali. Le ricadute coinvolgono la società intera.

C’è il tremendo pericolo che qualche piccola élite ideologico-politica si arroghi il diritto di decidere quali vite siano degne di essere vissute e quali non lo siano, distribuendo diritti e doveri in maniera del tutto arbitraria. “Questo diritto di decisione – ammonisce l’ex Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede – è rivendicato da gruppi ben precisi. Il criterio è il loro ideale umano: il leader potente, il supermiliardario, la modella, il genio della ricerca, l’imprenditore globale, ecc.”.

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Se proprio bisogna usare la parola élite, afferma Müller, essa dovrà essere una vera élite: quella composta da individui che portano una più grande responsabilità per i talenti e le possibilità che hanno ricevuto da Dio: Queste capacità che devono essere messe al servizio del bene comune, perché Dio ne chiederà conto al Giudizio Universale.

Al contrario, conclude il cardinale tedesco, “chi si arroga il diritto di attribuire o di negare ai propri simili il valore della vita non soltanto si dimostra cieco e sciocco a riguardo della condizione umana – che in un successivo momento può fare anche di lui un “invalido” – ma rivela di essere, dal punto di vista cristiano e umanistico, niente altro che un criminale comune, come ne abbiamo visti tanti imperversare nel secolo scorso”.

Cardinale Müller
Il Cardinale Müller – photo web source

Ma non stiamo parlando soltanto del passato: è quanto accade oggi, fa osservare il cardinale, in quei paesi dove “pochi soggetti al potere si contrappongono alla massa dei dominati da disciplinare e supervisionare. È per questo motivo che la popolazione mondiale deve essere radicalmente diminuita: perché non diminuiscano le risorse, non per tutti ma per la classe dominante. Andiamo così dalla disastrosa politica del figlio unico dei comunisti cinesi all’allarmismo del Club di Roma, fino al rifiuto di concedere gli aiuti allo sviluppo dei paesi poveri se questi non accettano l’aborto in quanto diritto delle donne”.

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