È il 1223 quando San Francesco arriva a Greccio, e non può fare a meno di pensare che questa cittadina somigli moltissimo a Betlemme, e ha un’idea geniale.
Chi di noi non ha mai partecipato a un presepe vivente? Come attore o spettatore cambia poco. Fai esperienza del Mistero che bussa alla porta dei cuori. Scopriamo come è nata l’usanza di questa sacra rappresentazione.
Una piccola borgata nel reatino, simile al villaggio della Giudea dove è nato Gesù.
Un anno intenso per san Francesco
È il 1223. Francesco d’Assisi si trova in un piccolo paesino in provincia di Rieti. Non è la prima volta per lui. Ci era già stato nel 1209, anno molto difficile per la popolazione. Lotta con una infestazione di lupi che si aggirano rapaci e minacciosi uccidendo persone e animali. Mentre i campi sono devastati dalla grandine.
Si racconta che per una provvidenziale disposizione divina dopo la visita di Francesco le calamità cessarono. L’umile poverello non attribuirà mai ai suoi meriti il prodigio, ma ritornerà in questo luogo mistico ogni volta che può.
L’anno in questione, il 1223, è un anno importante per Francesco. Il 29 novembre finalmente Papa Onorio III ha approvato con una Bolla la regola da lui proposta. Il cuore esultante lo riporta in questa cittadina. Da poco è tornato dalla Terra Santa. Ha visitato i luoghi santi dove il Signore Gesù è nato, cresciuto ed ha portato a compimento la sua missione.
È impressionato dalla somiglianza tra Betlemme e Greccio. Anche la piccola borgata reatina è povera di beni materiali ma non di virtù. Francesco è amato da tutti. In particolare ha stretto amicizia con Giovanni Velita, signore di Greccio. A lui si rivolge quando gli viene un’idea originale.
Così riportano le fonti francescane: «Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: “Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo».
Il primo presepe vivente
Come si legge lo scopo di Francesco è quello di far fare esperienza del disagio in cui il nostro amato Signore è venuto sulla terra. Avrebbe potuto essere un nobile, un guerriero, invece no, ha scelto di mostrarsi al mondo nella carne tenera di un bambino e tra i bambini il più povero. Questo mistero sconvolge Francesco, suscita tenerezza nel suo cuore, gli fa amare ancora di più Gesù.
Vuole che anche tutti gli abitanti di Greccio nel facciano esperienza. È un successo. Accorrono tutti, commozione, esultanza, tenerezza rendono quella notte…sublime.
Sono trascorsi 800 anni, la comunità di Greccio ripropone ogni anno la rappresentazione vivente del mistero dell’Incarnazione di Gesù. Per chi volesse informazioni relative alle tante iniziative promosse nella località reatina può consultare il sito: mercatini-natale.com/greccio-mercatini-di-natale/.
Forse quest’anno più che mai ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno del Natale, abbiamo bisogno che Greccio ci ricordi che in quella notte è giunto in mezzo a noi il Principe della Pace. C’è una musica: “Forza venite gente” che rappresenta la vita e la vocazione di san Francesco. Evoca anche questo episodio con un canto che si intitola “E’ Natale”. Uno dei versi fa così: “Ecco la stalla di Greccio con l’asino e il bove, i pastori di coccio che accorrono già…Ecco il presepe giocondo che va per il mondo per sempre portando la buona novella seguendo la stella che splende nel cielo che annuncia così… è Natale anche qui”.
Greccio ci ricorda che Betlemme non è un luogo. È il cuore di ciascuno. È da qui deve partire la pace. Se abbiamo il coraggio di accogliere nel nostro cuore questa sconvolgente novità, le nostre vite cambieranno. Inizieremo a trasformare la nostra bella terra in un paradiso, dove leone e pecora camminano l’una al fianco dell’altra, gli animali selvaggi non attaccano gli innocenti.
Il Regno di Dio inizia già su questa terra, anzi è iniziato proprio nel giorno in cui Gesù è nato, ora ha solo bisogno che noi ci impegniamo.