Da circa tre secoli la Chiesa cattolica si batte contro la massoneria, reputando l’appartenenza a tale istituzione una macchia indelebile ed un motivo di allontanamento dei suoi membri dalla propria istituzione. Le motivazioni di una tale distanza sono legate innanzitutto al legame che la massoneria ha avuto in passato con l’esoterismo e le pratiche sataniche (legame che negli anni è stato testimoniato da alcuni dei suoi ex membri) ed in secondo luogo per una visione del mondo diametralmente opposta: se la Chiesa si ispira a Gesù Cristo ed al principio di eguaglianza tra le persone, la massoneria punta ad un principio identitario pauperistico volto alla valorizzazione delle virtù del singolo o di una cerchia ristretta per fini esclusivamente economici e di potere all’interno della società.
Appare chiaro, quindi, come le due istituzioni non possano avere punti di contatto, eppure in un momento storico in cui la Chiesa è aperta al dialogo con tutte le parti succede che si organizzino degli incontri tra massoneria e rappresentanti del clero per comprendere se ci sono delle possibilità di incontro in un futuro. Il primo di questi incontri si è svolto nella diocesi di Siracusa lo scorso anno ed un secondo verrà ospitato dalla diocesi di Gubbio domani.
L’idea di un avvicinamento tra la massoneria e la Chiesa stride a livello concettuale tanto più che nella nota di presentazione dell’incontro che si terrà domani tra il Grande Oriente d’Italia (una delle principali, se non la principale, logge massoniche italiane) e l’Acli si giustifica tale incontro con la possibilità di creare dei ponti in passato solo abbozzati per risollevare la Chiesa stessa dal periodo di crisi che sta vivendo: “In una fase delicata del Pontificato di Francesco, Papa di un cristianesimo egualitario più che identitario, e in un momento di rinnovata propensione dei credenti verso l’apertura a nuovi mondi e alle diversità, l’incontro promosso da Acli e Grande Oriente d’Italia potrebbe far ripartire la costruzione di ‘ponti’ i cui cantieri, in passato, avevano aperto possibilità di riconciliazione poi mai maturate”.
Insomma si vuole far credere che il principio egualitario su cui spinge tanto papa Francesco sia causa della crisi identitaria della Chiesa. Ma qui c’è un errore di fondo che chi è realmente credente trova senza il minimo indugio: il principio egalitario di cui si fa portavoce Bergoglio e lo stesso che Gesù Cristo ha posto alla base del suo verbo e che ha indicato come principio fondante su cui costruire la sua Chiesa. In altre parole è proprio l’egalitarismo il principio identitario della Chiesa Cattolica ed è da quello che si deve ripartire per rendere più solide del fondamenta del Vaticano.
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Luca Scapatello
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