Il Frate di Pietrelcina, di cui oggi ricorre il giorno della sua nascita, 25 maggio 1887, quando era ancora giovane, sentiva nel profondo del suo animo crescere una paura ed un’angoscia che lui chiamava in modo del tutto particolare.
Correva l’anno 1918, a pochi mesi dalla comparsa delle stimmate. Padre Pio raccontava, attraverso una lettera, ad un suo amico sacerdote, il particolare stato d’animo nel quale lui stesso si trovava. Sentiva crescere dentro di sé un’inquietudine, anche se erano in molti a rassicurarlo.
Un giovane Padre Pio che sembra non avere ancora quella forza d’animo e quella fede salda e certa che lo accompagneranno per il resto della sua vita, facendolo diventare anche punto di riferimento per tantissimi fedeli, pellegrini e suoi figli spirituali.
Ancora non aveva ricevuto il dono delle stimmate e, nonostante tutto, il Santo frate si sentiva strano, inquieto nell’animo, convinto quasi che Dio volesse punirlo di qualcosa. Per questo motivo, nonostante le rassicurazioni paterne dei suoi superiori, decide di scrivere ad un suo amico, don Pietro Ricci. Era il 30 marzo del 1918.
“Che peso è questo per me e tanto più cresce quanto meno trovo in me forza per divenire migliore, nonostante tutta la violenza che mi fo per divenirlo. E frattanto mi pare che il Signore mi vada sempre più sottraendo la grazia ed in giusta pena della mia infedeltà mi condanni a vivere fra le più fitte tenebre” – scriveva Padre Pio.
Chiedeva aiuto, consiglio al suo amico sacerdote: “Che ne dite voi? Le assicurazioni che mi vengono fatte dal mio direttore non valgono a calmarmi, perché io dubito che la mia vita sia stata un continuo offendere il Signore, ed ingannati, e questo per giusta punizione del Signore, siano sul mio conto tutti i confessori, non esclusa la stessa mia guida. Domandate, vi prego, lume al Signore, e col vostro comodo rispondetemi e chiaramente se sono giusti i miei timori”.
Padre Pio sentiva crescere dentro di sé una paura ed un’angoscia alla quale lui stesso darà un nome particolare: “Un’altra spina è conficcata nel mio cuore. Io non so come regolare le anime che mi manda il Signore. Per alcune ci sarebbe bisogno davvero di luce soprannaturale ed io non so se ne sia sufficientemente pieno e vado quasi a tentoni regolandomi con un po’ di dottrina pallida e fredda appresa sui libri e con quel po’ di luce che mi viene dall’Altissimo. Chi sa che queste povere anime non abbiano a soffrire per colpa mia!”.
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Ma c’era qualcosa, però, che lo consolava: “Mi consola soltanto il pensiero di avere per certi spiriti straordinari la buona intenzione e di ricorrere al divino lume” – concludeva nella sua lettera.
Un messaggio particolare, un’inquietudine che sarebbe stata calmata e colmata di lì a 6 mesi, quando avrebbe ricevuto il dono delle stimmate.
Fonte: padrepio.it
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ROSALIA GIGLIANO
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