Invocare Dio: il mistero della presenza divina in ognuno di noi

Tra gli interrogativi più comuni che ci si possono porre in merito al rapporto uomo-Dio vi è sicuramente quello relativo all’invocazione del Signore e alla presenza divina in noi. Questa tematica, studiata da molti teologi e storici della Chiesa, ha suscitato diversi dibattiti. A offrirci una visione completa è il dottore della Chiesa Agostino d’Ippona.

Invocare Dio
Sant’Agostino ci indica come invocare Dio – LalucediMaria

Il rapporto tra uomo e Dio, nella sua complessità, è da sempre oggetto di studio in diverse materie specialistiche. Molti sono stati infatti i filosofi e i teologi che hanno affrontato questa delicata questione. Per aiutarci a comprenderla al meglio, scaviamo all’interno degli scritti di uno dei Santi e dottori della Chiesa più influenti dell’intera cristianità: Agostino d’Ippona. La sua celebre opera “Le Confessioni” ha segnato un momento chiave nel pensiero cristiano e le tematiche che questa affronta rappresentano dei modelli da seguire per il cammino di ogni fedele. In questo caso, il suo pensiero sulla presenza divina risulta fondamentale per aiutarci a comprendere cosa significa “invocare Dio” e come lo si può fare al meglio. Il Santo, nel suo testo, rivolge a Dio una serie di interrogativi che, per l’appunto, esprimono la profondità del suo bisogno di comprendere il rapporto sopracitato. Il dilemma teologico su cui si concentra Agostino è proprio questo: come invocare Dio? Come può, l’uomo, che è a tutti gli effetti parte del mondo creato, accogliere un Dio che lo ha creato e che lo abita perennemente?

La presenza divina nel credente

Sant’Agostino è teologo, Santo, Padre e Dottore della Chiesa. Questi non sono titoli che si acquisiscono senza una caratura di alto rango. Ciò significa che il suo pensiero, i suoi scritti, sono per noi un grande dono che Dio ci ha fatto per mezzo di questa straordinaria figura. Al tempo stesso, dobbiamo cercare di percepirli al meglio, per poterli seguire. Agostino, nelle sue Confessioni, si chiede dove si possa invocare Dio. Così facendo, è come se il Santo cercasse di definire uno spazio in cui l’infinito (per l’appunto Dio) possa farsi presente in un modo comprensibile all’uomo. “Ma come invocare il mio Dio, il Dio mio Signore? Invocarlo sarà comunque invitarlo dentro di me; ma esiste dentro di me un luogo, ove il mio Dio possa venire dentro di me, ove possa venire dentro di me Dio, Dio, che creò il cielo e la terra? C’è davvero dentro di me, Signore Dio mio, qualcosa capace di comprenderti?” (fonte: Sant’Agostino, Le Confessioni).

Il concetto di spazio

Al centro di questa considerazione vi è il concetto di spazio. Per quanto riguarda il rapporto uomo-Dio, questo è un tema centrale. Infatti, come ci ricorda Agostino, il concetto di luogo e di spazio, diventa paradossale. Poiché Dio è ovunque, non vi è un luogo separato dove Egli possa entrare, proprio perché la sua presenza non ha confini. Eppure, nel profondo del cuore dell’uomo, si può sentire un vuoto che può colmare solo Dio. Da qui, il quesito proposto fin dall’inizio: come si può invocare, dunque, Dio? Nella profondità del rapporto tra uomo e Dio, possiamo riflettere su questa domanda. Invocare Dio, infatti, non significa affatto “chiamarLo” da un luogo esterno per farlo entrare in noi. Tutt’altro: invocarLo significa riconoscere che Egli è già dentro di noi e in ogni parte della creazione. La nostra presenza e la nostra esistenza è già, di per sé, un atto continuo di Dio che ci sostiene e la preghiera diviene un cammino di consapevolezza e di abbandono alla Sua volontà.

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