I cristiani in Iraq sono una razza in via di estinzione. Nel volgere di pochi anni sono passati da 1,5 milioni (stima del 2003) agli attuali 200.000. Ma non è solo l’ISIS a perseguitare i cristiani, in alcune aree i cristiani sono perseguitati da ben prima dell’avvento dello Stato Islamico. I cristiani in Iraq sono stati gli unici a mettere d’accordo sciiti e sunniti, divisi su tutto ma uniti nella persecuzione dei fedeli cristiani.
La comunità cristiana in Iraq era una delle più antiche della terra, poteva vantare assiri, caldei e armeni e addirittura alcune comunità che parlavano l’aramaico antico, la lingua di Gesù. Ora i pochi rimasti sono in fuga, per lo più verso i territori controllati dai curdi perché se sfuggono ai terroristi del ISIS finiscono nelle mani degli sciiti e tra i due non c’è molta differenza.
«I cristiani sono la popolazione indigena dell’Iraq e il fatto che siano sterminati e in fuga è un colpo durissimo per la storia di questo grande Paese» ha detto Renad Mansour, direttore del Carnegie Middle East Center, a Rights Reporter.
Come detto per i cristiani il pericolo non arriva solo dall’ISIS ma anche dagli sciiti. Quelle che una volta erano città sicure dove rifugiarsi, come Najaf e Karbala, ora sono diventate off limits per i cristiani che oltre ad essere cacciati devono pagare anche la jizya, una tassa molto esosa richiesta sia dagli sciiti che dai sunniti. Non c’è scampo per loro se non la fuga verso i territori del Kurdistan dove invece vengono accolti senza problemi.
E’ vergognoso che in occidente, dove a parte la Chiesa Cattolica, nessuno parli di questa vera e propria pulizia etnica nei confronti dei cristiani in Iraq. Si discute di “famiglia tradizionale” o se sia il caso o meno di far fare i sacramenti ai separati, di matrimoni gay ma del fatto che centinaia di migliaia di fratelli cristiani siano massacrati e perseguitati non importa nulla a nessuno.