In queste settimana di emergenza dovuta al coronavirus abbiamo visto televisioni, social e giornali invasi da una presenza massiccia di scienziati e virologi.
Una domanda però sta circolando in queste ore. Ma siamo sicuri che lo facciano per un senso di responsabilità, che siano cioè veramente interessati al solo bene pubblico? In un articolo pubblicato sul settimanale Panorama, infatti, il mito del medico che si sacrifica per il bene del prossimo viene piuttosto ridimensionato, se parliamo delle star dei virologi che da settimane vediamo ovunque e di cui ormai conosciamo praticamente tutto.
Per molti, era immaginabile che ci fosse anche un interesse economico presente dietro queste continue comparsate mediatiche. Interesse che però, purtroppo, pare fruttuoso e cospiscuo. “Come mai la presenza del Prof. Roberto Burioni sulle reti Rai è assidua e sistematica? Quali costi deve sostenere il Servizio pubblico a fronte di affermazioni talvolta persino contraddittorie?”, è la domanda che si pone la giornalista del settimanale Panorama.
Nell’articolo si spiega come “dopo centinaia di segnalazioni da parte di cittadini, e in particolare medici e personale sanitario, il Codacons ha deciso di preparare un esposto e girare le domande direttamente a chi potrebbe rispondere: la Rai”.
Risposta della Rai che, secondo molti, avrebbe dovuto essere celere, ma così non è stato. Già nelle scorse settimane, il programma televisivo Le Iene avevano fatto notare che il virologo Walter Ricciardi, ex attore televisivo, accreditato per l’Italia all’Oms che ha ricevuto anche una smentita da parte dell’organismo internazionale legata ad alcune incomprensioni sul suo ruolo, in passato si è dovuto dimettere dalla posizione di dirigente dell’Istituto superiore della Sanità.
In quell’occasione, i giornalisti de Le Iene lo avevano accusato di avere diversi interessi in conflitto con la carica pubblica che rivestiva, tra cui una collaborazione editoriale con un gruppo che si occupa di lobbing in campo farmaceutico. Stavolta però, a destare dubbi al Codacons è la presenza costante del prof. Roberto Burioni al programma Che tempo che fa, come ospite fisso, nelle vesti quasi di un co-conduttore.
Una presenza che ha destato sospetto, apparendo inconsueta sulla tv di Stato. Secondo il vicepresidente del Coordinamento per la tutela dei diritti dei consumatori Francesco di Lieto, infatti, questa ospitata ormai fissa lede “il diritto del cittadino a un’informazione plurale, trasparente e scevra da ogni tipo di condizionamento, come ci si aspetterebbe dal Servizio pubblico”.
La questione dell’opinionismo univoco del medico, senza la possibilità di avere alcun contradditorio, visto che la comunità scientifica presenta opinioni molto diverse tra i vari scienziati, non è l’unica che ha fatto alzare il sopracciglio. Infatti, anche qui ci sarebbe la presenza di un possibile conflitto d’interessi a fare insospettire.
Il prof. Burioni ha rapporti di lavoro consolidati con multinazionali nel mondo dei farmaci e dei vaccini. E la sua attività comunicativa, portata avanti anche in tutti i maggiori canali nazionali, è legata proprio ai temi di farmaci e vaccini. Temi su cui Burioni, con un tono molto aspro e polemico, lo stesso tono che lo ha fatto diventare noto al pubblico, si scaglia in continuazione contro chiunque la pensi diversamente da lui.
Dimostrando però non sempre, al contrario del suo autoritarismo comunicativo, eccessiva autorevolezza nelle sue opinioni. Le tesi del professore in poche settimane sono cambiate radicalmente. Le affermazioni fatte all’inizio della diffusione del coronavirus sono risultate totalmente antitetiche a quelle sostenute con veemenza soltanto poche settimane dopo.
Facile rincorrere le tesi sostenute da tutti. Finché il virus non c’è, si spiega che non c’è il rischio di avere il virus. Quando il virus arriva, a quel punto chi esce di casa è una capra. Lo scienziato però deve darci un chiarimento ulteriore, non spiegarci quello che è già noto.
L’articolo quindi mette in luce che lo stesso Burioni “è ideatore della Pomona ricerca Srl che si occupa della ricerca nel campo degli anticorpi monoclonali e dello sviluppo di vaccini innovativi «epitopo-based» e che ha collaborato a lungo con l’Istituto superiore di Sanità, l’Anrs (ente di ricerca francese) e alcune case farmaceutiche produttrici di vaccini come GlaxoSmithKline e Sanofi Pasteur”.
Oltre ad essere depositario di almeno una trentina di brevetti. Tutti fatti meritori per l’attività del professore, ma che secondo il Codacons possono “inficiare la genuinità delle affermazioni e tramutare l’assidua esposizione mediatica in vera e propria pubblicità a vantaggio dei molteplici brevetti depositati”.
Così è stato lo stesso Codacons, dopo le sollecitazioni ad Anac e all’Ordine dei medici da cui non ha mai ottenuto risposta, a chiedere di aprire un’istruttoria su questo caso. Chiedendo la trasparenza su compensi e rimborsi emessi a favore di Burioni da parte di Rai e della società di cui il conduttore Fazio è socio a metà, la Officina Srl.
Pare infatti che il gettone settimanale sia una prassi del tutto consolidata, non solo per attori e personaggi dello spettacolo, ma anche per i medici. La società di comunicazione di Bologna che segue Burioni, la Elastica, nel momento in cui viene contattata, alla domanda riguardante il budget per una ospitata, ha subito rilanciato. Il professore si riserva di “fare le sue valutazioni”, hanno spiegato.
“Potrebbe decidere di partecipare gratuitamente oppure di chiedere qualcosa in più perché è talmente impegnato che il compenso economico può essere una ragione per fare le cose“, si è sentito rispondere il giornalista che si è finto interessato alla partecipazione di Burioni a una sua trasmissione.
Il caso è ancora più specifico per Ilaria Capua, la virologa che lavora negli Stati Uniti e che negli ultimi anni è stata riabilitata in Italia, dopo le accuse considerate ingiuste nei suoi confronti, e che oggi è di nuovo ospite fissa su tutte le principali reti nazionali.
Per la Capua si parla di un gettone, per un tempo di dieci minuti via Skype oppure dallo studio televisivo dell’università, di ben duemila euro più Iva. “Non andiamo a minutaggio ma se si chiede una presenza di 10 minuti non può essere di un’ora, altrimenti la fee sale”, risponde l’agente della virologa.
La questione, nel caso in cui sia un privato a pagare, non si pone. Diversa è quando si tratta della Rai, perché parliamo di soldi pubblici e dovrebbe esserci trasparenza. Ma il punto vero di tutta la questione è che, oltre al fatto materiale in sé, c’è in gioco la credibilità di un’intera comunità scientifica.
La stessa che dall’inizio della pandemia ne ha dette di cotte e di crude. Abbiamo visto virologi continuamente in contrasto tra loro, dare seguito a vere e proprie tifoserie contrastanti. Uno dice una cosa e l’altro il contrario, l’opinionista che si schiera da una parte e gli altri lo sconfessano. E poi il virus che sta per sparire, e il peggio che deve arrivare, e in autunno saremo tutti salvi, e poi il virus non passerà mai e dovremo conviverci a vita… insomma, oggettivamente poca chiarezza. Che anche a noi comuni mortali talvolta appare al limite dell’improvvisazione.
In sostanza, la questione è semplice: come possono avere credibilità scienziati che vengono pagati molti soldi soltanto per una chiamata di pochi minuti? A quale interesse guardano gli intervistati? Ci si chiede: al bene pubblico e di tutti i cittadini, oppure ai loro personali interessi?
Nel momento in cui vengono proposti tutti questi soldi, si andrà in tv anche solo per dare risposte di circostanza, questo è evidente. Anche solo per dire che non si sa nulla, che sarebbe se non altro affermazione più socratica.
È questa la credibilità della scienza? Oppure la prova che, dove circola il dio denaro, non c’è santo che tenga? Speriamo di essere smentiti dal modo in cui la scienza ci condurrà fuori dalla crisi sanitaria, anche se finora ci siamo purtroppo dentro fino al collo. E speriamo che gli scienziati, responsabili della vita e della libertà di tutti noi, si mettano una mano sulla coscienza e agiscono seriamente a favore della verità.
Giovanni Bernardi
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