La riconversione della Basilica di Santa Sofia fa discutere, ma la recente storia del Paese suona come un monito: ce lo saremmo dovuti aspettare.
Istanbul: nella giornata di venerdì, il presidente Recep Erdogan ha messo la firma su un decreto attraverso cui la Basilica di Santa Sofia, fino ad oggi museo, è stata riconvertita in moschea.
La scelta, molto discussa, sembra suonare come l’ultima nota di uno spartito scritto ormai da anni, uno spartito la cui musica racconta un processo di islamizzazione del Paese. Già da tempo, il presidente turco si era detto favorevole alla riconversione della Basilica, atto simbolico di un processo che vuole rimettere la religione al centro della vita pubblica della Turchia. Il Paese, dagli anni Trenta dello scorso secolo, era stato spesso conosciuto per la sua laicità.
Santa Sofia: emblema di una rivendicazione
Cosa ci saremmo dovuti aspettare, d’altronde, da un presidente che ogni anno festeggia la data del 29 maggio e quella del 26 agosto, in onore della conquista di Costantinopoli del 1453 e della sconfitta dell’esercito bizantino nella battaglia di Manzinkert, nel 1071? Ricordiamo, poi, della commemorazione organizzata lo scorso anno. in occasione del 567° anniversario della conquista della città.
In quell’occasione, il presidente partecipò in diretta web alla celebrazione a Santa Sofia dove, per la prima volta dopo 80 anni, un imam recitò i versi del corano in Basilica. Come riporta Il Post, furono dure, in quell’occasione, le reazioni della Grecia, che definì “inaccettabile” tutto ciò.
Il perché di quella scelta
Molti oppositori del presidente considerano infatti la scelta del presidente Erdogan come una mossa per “riprendere il controllo”, seppur solo in maniera simbolica, della propria città, a seguito delle recenti sconfitte elettorali. Lo scorso anno, infatti, Erdogan ha perso per ben due volte le elezioni. Ed è lo stesso ex ministro della Cultura a rilasciare un’intervista in cui ha dichiarato che con questa mossa, Erdogan vuole “mostrare di essere ancora padrone di Istanbul nonostante la sconfitta elettorale”.
Santa Sofia: un po’ di storia
La storia della Basilica di Santa Sofia può essere definita “millenaria”. Inaugurata il 15 febbraio del 360, dunque in tardo-antichità durante il regno di Costanzo II, la Chiesa era dedicata al Logos, ovvero al Cristo Salvatore. A questa fece seguito una seconda costruzione, passata alla storia come “Seconda Chiesa”, per volere dell’Imperatore Teodosio II. L’inaugurazione di quest’ultima avvenne il 10 ottobre del 415.
L’attuale struttura è invece quella che trae origine dalla “Terza Chiesa”, inaugurata a pochi giorni dalla distruzione della precedente. Fu l’Imperatore Giustiniano I a volere fortemente questa costruzione. La Basilica prese corpo nel 532, agli albori del Medioevo.
Istanbul e il “secolo laico”
La Basilica di Santa Sofia divenne moschea nel già citato 1453, ovvero quando il Sultano Maometto II assediò Costantinopoli. Dapprima assediata (le porte furono abbattute), Santa Sofia fu poi convertita alla religione islamica. La Basilica rimase una moschea fino al secolo scorso, quando il fondatore e primo presidente della Repubblica di Turchia, Mustafa Kemal Ataturk trasformò l’edificio in museo.
Il presidente inaugurava così quel secolo definito “laico”. Egli vedeva nella laicizzazione del Paese un fattore di “modernità”.
Ma il processo ha invece visto iniziare il suo declino con i suoi successori: dapprima Özal e poi Erdogan. Questi ultimi hanno invece messo in piedi un processo di re-islamizzazione, culminato nella firma di venerdì scorso. C’era insomma da aspettarsi una mossa del genere.
Fabio Amicosante
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI