Tante sono le incertezze che il futuro, in particolare quello post pandemia, ci riserva. Una di queste è la paura del “calo nascite”.
La paura di avere, per il 2021, culle vuote ed un ulteriore calo drastico delle nascite preoccupa un po’ tutti. A parlarne è il presidente dell’Istat.
Una pesante conseguenza ed eredità potrebbe lasciarci il Coronavirus: quella di un calo delle nascite, ancora più preoccupante di quello degli anni passati. A parlarne è il Presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo.
“È legittimo ipotizzare che il clima di paura e incertezza e le crescenti difficoltà di natura materiale, legate a occupazione e reddito, generate dai recenti avvenimenti, orienteranno negativamente le scelte di fecondità delle coppie italiane” – ha spiegato, in audizione sulla manovra finanziaria alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, Blangiardo.
“L’attuale crisi sanitaria ed economica può influire negativamente, oltre che sul numero dei decessi, anche sulla stessa frequenza annua di nati. I 420mila nati registrati in Italia nel 2019, che già rappresentano un minimo mai raggiunto in oltre 150 anni di Unità Nazionale, potrebbero scendere, a circa 408mila nel bilancio finale del corrente anno, per poi ridursi ulteriormente a 393mila nel 2021” – continua il Presidente Istat.
Uno scenario triste se si pensa che le difficoltà non sono solo dettate dalla situazione Coronavirus, ma anche e soprattutto dalla mancanza di servizi essenziali proprio per i più piccoli. Dagli accessi in numero limitato agli asili, dai mancati congedi parentali ai papà, dall’obbligo di scelta (in molti casi) per le mamme di dover abbandonare il proprio posto di lavoro per accudire i figli.
“Il 18,5% delle famiglie che non utilizzano il nido sono condizionate da motivi indipendenti dalle loro scelte: il costo eccessivo del servizio, il rifiuto della domanda, la lontananza da casa delle strutture o gli orari troppo scomodi, sono motivazioni che evidenziano una domanda potenziale non soddisfatta dal sistema di offerta” – continua Blangiardo.
Se in alcune Regioni d’Italia il “bonus asili nido”, voluto dal Governo, ha raggiunto ben 30 famiglie su 100, nel Sud Italia invece la situazione è molto più difficile: “In Calabria, Campania e Sicilia meno di 14 bambini su 100. Un divario legato soprattutto all’assenza di servizi per l’infanzia sufficienti a soddisfare le esigenze” – conclude.
Pochi i bambini e le loro famiglie che hanno potuto usufruire dei vari bonus emessi dal Governo. Un Sud Italia sempre più indietro rispetto al resto del Paese. Servizi che sono ridotti o che mancano in alcune zone rispetto ad altre.
Tutti questi disservizi, uniti alla paura del Coronavirus, stanno notevolmente influenzando le coppie italiane nelle loro scelte. Questa mancata politica adeguata sulla famiglia, sta determinando un netto e drastico calo delle nascite, contribuendo all’invecchiamento progressivo e pericoloso della nostra società.
Fonte: avvenire.it
ROSALIA GIGLIANO
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