Molti apparati istituzionali fanno fatica a seguire i tanti casi delle persone bisognose, di questo o di quel servizio. Lo sentiamo tutti i giorni alla Tv, lo leggiamo costantemente sui giornali.
Soprattutto quando si parla di disabili, portatori di handicap, spesso diventa un problema insormontabile anche una barriera architettonica che, nonostante i mille solleciti, non è stata rimossa.
All’architettura adeguata dovrebbe, poi, far seguito il personale adatto, che sappia occuparsi, prendersi cura, delle persone con qualche problema, una volta fuori di casa.
Ed è così che i genitori si prodigano per cercare e trovare una scuola idonea, che possa accogliere un figlio disabile che, come tutti gli altri, ha bisogno di imparare, di socializzare, con lo scopo di diventare più autonomo possibile ed avere un futuro dignitoso.
La signora Roberta aveva cercato, in lungo e in largo, una buona scuola che accogliesse il figlio, desideroso di fare, di rendere utile le sue attività, ma portatore di un handicap che gli impediva di concentrarsi, nella maniera più consona, sui vari compiti scolastici:
“Ricordo ancora dove ero quando ho preso il coraggio in mano, insieme con il cordless, e ho chiamato il centralino dell’ennesima scuola. Una sorta di sfida a una sorte crudele che segna i genitori di figli disabili. La scelta del corso di studi e dell’istituto è uno dei momenti cruciali della vita e, nel nostro caso, è uno dei tanti momenti strazianti, in cui senti che non sei tu a decidere, ma l’algoritmo che si crea, tra le migliori risposte negative che ottieni”.
Avere a disposizione le persone più capaci a cui affidare il proprio figlio, dovrebbe essere una possibilità per tutti e non una ricerca che aggiunge problemi a problemi, fatica a fatica. Ma la signora Roberta, finalmente, ottenne una risposata positiva, che le preannunciava di aver trovato un Istituto Agrario in regola, che offrisse al figlio Michele le possibilità e le condizioni, perché fosse ben seguito da un insegnante di sostegno.
“Anna Chiara: un angelo minuto, graziosissimo, esile e forte. Tiene a freno un colosso di ragazzo che scalcia e pare pronto a demolire il pianeta. Lei sorride e mi assicura che lì sono pronti a far fronte a tutto. Non ho dubbi. Anche Michele la conosce. Lui ha i radar. Se ne innamora. Da lei impara il rispetto, della persona, delle regole, degli altri, dei coetanei, dei malati, dei prepotenti. Impara che ci sono i problemi, ma che si risolvono insieme e con pazienza. Tira fuori la rabbia e insieme la dolcezza, le asperità e i pregi. Impara i doveri e i diritti e su questi costruisce la sua corazza esageratamente spessa, ma la sua. Una nascita. Si plasma, si forma, si afferma.
E’ il quinquennio più bello della nostra vita. Lei, Anna Chiara, lo segue a distanza e da vicino. Gli assegna i docenti e gli assistenti che cambiano ogni anno, perché in Italia funziona così, ma resta il suo riferimento, il mio”.
Una testimonianza particolare, quella di Roberta, che abbiamo voluto riportare per segnalare che la buona volontà di aiutare l’altro che ha necessità particolari, unita all’amore per la propria professione, anche qui in Italia, da ottimi frutti.
“Ieri per noi è stato l’ultimo giorno di scuola. Ci saranno gli esami e poi il ciclo si chiude. Siamo tutti commossi: noi, i docenti, gli assistenti, i compagni. Tutti certi che sentiremo un vuoto. Michele esce uomo, dolce, simpatico, un po’ burbero e un po’ allegro”.
Antonella Sanicanti
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