Sappiamo quanto, ultimamente, le istituzioni si curino poco di preservare la famiglia tradizionale.
A tal proposito, vorremmo ricordare il caso della Corte Suprema del Messico, che sta cercando di confutare uno degli articoli della propria Costituzione, che definisce il matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna.
Secondo il “pensiero recente”, infatti, il termine “matrimonio” non dovrebbe escludere che si uniscano persone dello stesso sesso.
La disputa ha anche sottolineato che “procreare”, in fin dei conti, non è “una componente essenziale del matrimonio”!
Già il Cardinale Juan Sandoval, Arcivescovo emerito della Diocesi di Guadalajara, aveva, tempo fa, denunciato il fatto, come una gravissima aggressione alla naturalità delle cose: “Mi domando da dove vengano le pressioni sulla Corte Suprema, affinché vada contro la moralità e con questo distrugga un intera Nazione”.
E, con queste parole, poneva l’accento su una serie di “organizzazioni internazionali che vogliono creare un Mondo Nuovo”, in cui non c’è più posto per la famiglia, così come la intendiamo noi cristiani, e nemmeno per la Chiesa, con i suoi dogmi e le sue disposizioni in materia di Sacramento matrimoniale.
Questo assunto mina fortemente, non solo il concetto di matrimonio (inteso come legame duraturo di un uomo e di una donna, che abbiano l’intenzione di formare una famiglia e crescere cristianamente dei bambini, nati dalla loro unione), ma anche la società che ne conseguirebbe, se l’unione tra omosessuali fosse legalizzata e riconosciuta alla stregua del matrimonio celebrato davanti all’altare del Signore.
Al discorso del Cardinale Juan Sandoval, seguirono -come ci si poteva aspettare- le denuncie di ben 12 organizzazioni per i diritti degli omosessuali, che lo accusavano di violenta discriminazione e minacciavano di proseguire la questione per vie legali, in difesa dei diritti umani.
Dunque, siamo alla censura e non ci rendiamo conto della prepotenza che certe lobby esercitano su tutti noi.
Antonella Sanicanti