I convertiti dall’Islam al Cristianesimo sono una rarità. O forse, più realisticamente, qualcosa di cui si parla molto poco. Per le relazioni tra le due religioni è un argomento scomodo, per varie ragioni.
A volte, però, arriva l’episodio che costringe, per forza di cose, ad affrontare la realtà, anche in maniera molto dolorosa.
E’ accaduto tutto nei pressi di Perugia, città universitaria, tutt’altro che bigotta, mentalmente chiusa o culturalmente arretrata. E’ successo lo scorso novembre ma il caso è emerso soltanto in questi giorni. E’ uno di quei fatti di cui si fa molta fatica a parlare, per paura o per ritorsioni di vari tipi.
“Mai nella chiesa dei cristiani”
Il protagonista dell’inquietante vicenda ha 28 anni, è tunisino, fa il badante per una persona anziana e, da non molto, si è avvicinato al cristianesimo, iniziando a frequentare una parrocchia cattolica. L’uomo è stato aggredito la prima volta la sera del 12 novembre 2023, a Ponte San Giovanni da tre suoi connazionali ed ex correligionari che non condividevano la sua scelta.
Una seconda aggressione è avvenuta il successivo 17 novembre all’interno di un locale. I tre balordi hanno nuovamente picchiato e minacciato il connazionale, intimandolo di ritirare la denuncia nei loro confronti e di non frequentare più la “chiesa dei cristiani“.
Nonostante le violentissime percosse e una vertebra fratturata, la vittima ha avuto la forza di afferrare il proprio telefono e filmare i suoi aggressori che lo inseguivano. Nella deposizione dal gip, il giovane ha raccontato di essere stato preso a pugni, calci e bottigliate sulla schiena. Lo accusavano di non essere un “vero musulmano“.
A seguito della testimonianza tutti e tre gli aggressori sono stati identificati e per loro sono state chieste le misure cautelari. Uno di loro è stato anche arrestato. Le accuse includono la rapina e le lesioni, con l’aggravante della discriminazione religiosa. Tutti e tre hanno precedenti penali: due di loro sono clandestini e sono noti nei giri dello spaccio di stupefacenti.
Il vero problema non è il Ramadan
C’è un dato, comunque, che balza agli occhi in questa spiacevolissima storia. Le aggressioni contro il giovane tunisino, sono avvenute all’indomani della controversia della scuola di Pioltello, fatta chiudere recentemente per un giorno, in ossequio al Ramadan.
Emergono così, due visioni diverse dell’integrazione delle culture alloctone: una molto astratta e basata sul puro e semplice ossequio allo straniero, al quale si concede tutto, senza però alcun reale e sincero desiderio di conoscere lui e la sua cultura, confrontandosi, anche in maniera schietta e problematica.
L’altro concetto di integrazione parte da un dato solo apparentemente ovvio: l’integrazione deve coinvolgere tutta la persona nella sua individualità, nella sua storia e nella sua cultura di origine. Inoltre, secondo questi parametri, si integra solamente chi vuole veramente integrarsi. Non può sussistere alcuna integrazione se il processo è a senso unico, tanto più se il riluttante è il “soggetto passivo”.
Torna così a manifestarsi un paradosso: nelle culture dove la libertà è considerata – almeno a parole – un valore fondamentale, certe minoranze non possono godere di questo valore. Il rispetto e l’ossequio verso le altre culture o civiltà vengono prima di ogni altro principio. A farne le spese è la religione in senso lato: quella degli integranti viene soffocata e rinnegata, quella degli integrati (potenziali) viene esaltata fino al fanatismo e diventa un tragico pretesto per giustificare le cose più atroci. Con la conseguenza che, assieme alle religioni, vengono sacrificate la libertà, la verità e la ragione.