Sembra che stiano arrivando in Italia 17 milioni di vaccini contro l’influenza. Solo una parte minima di questi finiranno alle farmacie.
Per la precisione, l’1,5 per cento. Un dato che ha suscitato le proteste dei farmacisti. Recriminando il fatto che, rispetto al totale dei vaccini, sono 250 mila saranno disponibili per l’acquisto dei privati.
Rispetto ai dieci milioni dello scorso anno, le dosi in arrivo in Italia di vaccini antinfluenzali sono molte di più. Le istituzioni hanno reiterato numerosi appelli, infatti, a vaccinarsi contro l’influenza stagionale. La paura è che, complici le difficoltà del Coronavirus, il sistema sanitario nazionale possa congestionarsi.
Senza pensare al rischio di confondere una semplice influenza con i sintomi del Coronavirus. Un errore che se ripetuto in maniera massiccia porterebbe alti numeri di persone che hanno anche solamente una lieve febbre a doversi sottoporre al tampone.
Nonostante tutto questo, la maggior parte di questi vaccini non saranno acquistabili da privati, come ad esempio a chi non appartiene alle categorie maggiormente a rischio. Che rappresentano, allo stesso tempo, anche la parte più attiva della società, spiegano le associazioni di categoria dei farmacisti.
“Sono lavoratori, altrettanto importanti dei soggetti fragili”, dice Marco Cossolo, presidente di Federfarma. La decisione è stata presa dalla Conferenza Stato-Regioni, che ha deciso di ripartire in questo modo le quantità. Un fatto che però per Cossolo “potrebbe indurre allarme sociale e vanificare gli sforzi di sensibilizzare”.
La ragione va ricercata nel fatto che “le Regioni temono che il totale non sia sufficiente”. Così la maggior parte delle dosi finisce agli ospedali, per somministrarli ai soggetti più fragili.
“Il principio è giusto, ma credo che quasi 17 milioni di dosi alla fine siano sufficienti”, spiega Cossolo. “Di sicuro 250mila per i soggetti attivi sono troppo poche, ne servirebbero oltre un milione”. Ora ci sarà un nuovo incontro tra i farmacisti e il ministro della Salute.
Intorno alla metà di ottobre partirà la campagna vaccinale, che resterà ovunque facoltative. Ad eccezione del Lazio, dove il presidente di Regione Zingaretti, segretario del Pd, l’ha resa obbligatoria.
I primi ad accedere al vaccino dovranno essere gli over 60, insieme alle persone con patologie e ai lavoratori cosiddetti essenziali, come quelli della sanità.
Giovanni Bernardi
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