La terribile vicenda del bambino di 11 anni di Napoli che si è lanciato nel vuoto cela qualcosa di terribile, legata a un inquietante pupazzo, Jonathan Galindo.
Si tratta di una torbida gara autolesionista che nasce in rete. Nei mesi scorsi aveva fatto scalpore il fenomeno della “Blue whale”, una sorta di “gioco” nato in rete in cui venivano adescati ragazzini innocenti e convinti a compiere le peggiori azioni, spesso a farli del male da soli.
Sul tema sono stati pubblicati libri e girati film. Eppure ora emerge un nuovo inquietante sviluppo di questo genere di crimini che prendono vita in rete e finiscono nella vita reale. In questo caso si tratta di un personaggio che dietro un nome fittizio e maschera da Pippo, il cartone della Disney, invia richieste di amicizia a vittime qualsiasi. Alcune, ingenuamente, finiscono per cadere nella pericolosa e terribile trappola. La conversazione comincia con: “Vuoi giocare con me?”.
La foto di profilo ritrae un uomo che indossa una specie di maschera legata al famoso cartone animato. In rete sono diversi i profili che riportano il nome di “Jonathan Galindo”, con varianti legate alla punteggiatura o agli spazi. Di fatto, però, non si tratta di un gioco, ma di un pericoloso adescamento. Se si finisce per accettare la richiesta di amicizia, e le proposte avanzate da questo profilo, si entra in un vortice demoniaco.
Una sorta di gara fatta per passaggi di livello in cui la difficoltà aumenta in continuazione. La stessa che potrebbe avere spinto il bimbo napoletano a lanciarsi nel vuoto nei giorni scorsi. “Mamma, papà, vi amo ma devo seguire l’uomo col cappuccio”, avrebbe lasciato scritto in un biglietto alla mamma prima di lasciarsi cadere dal balcone nel vuoto della notte, da un appartamento della zona di Napoli bene poco distante dal mare.
Ora la persona che sta dietro il profilo è indagata per istigazione al suicidio. Sulle chat delle mamme dei compagni del ragazzino sono apparsi alcuni link legati a questo gioco dell’orrore. La Procura dei minori ha aperto un fascicolo, mentre la polizia ha sequestrato il cellulare del bimbo e una consolle con il collegamento ad internet per interagire con altri utenti sparsi nel mondo.
Il fenomeno di Jonathan Galindo pare essere purtroppo molto conosciuto negli Usa, mentre in Europa è arrivato inizialmente da Spagna e Germania. Funziona così: arriva una richiesta di amicizia, che di solito viene inviata a giovanissimi. Tramite il servizio di messaggistica le persone che accettano ricevono un link in cui viene proposto di entrare nel gioco.
A questo punto, partono le “challenge”. Ovvero delle sfide in cui vengono proposte prove di coraggio sempre più elevato, che sfociano nell’autolesionismo. In rete hanno cominciato a spuntare video inquietanti in cui si vedono persone travestite con questa maschera che si infilano nelle case di notte.
Una delle prove più terribili a cui i ragazzini sono stati sottoposti pare sia stata quella di incidere con una lama, sulla pelle dell’addome, le lettere iniziali del proprio nome, o persino il numero del diavolo 666. Una dimostrazione di chi manovri questi terribili criminali. C’è quindi da fare molta attenzione in rete. E controllare i più giovani perché stiano ben alla larga da certi fenomeni inquietanti.
Preghiamo contro il demonio, affinché il Signore lo getti tra le fiamme dell’inferno e liberi i suoi adepti dalla schiavitù del male. La preghiera salva l’uomo e sconfigge il male, annientando le perversioni demoniache di quanti promuovono e creare questo tipo di mostruosità, non dimentichiamocelo.
Giovanni Bernardi
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