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Juan Manuel Cotelo: “Non c’è miglior regalo del perdono”

“Non c’è lieto fine più bello del perdono”, dice il regista Juan Manuel Cotelo, parlando del suo ultimo film, appena uscito nelle sale spagnole e presto in Italia.
Si intitola “Il miglior regalo” e ne racconta il senso in un’esclusiva intervista ad Aleteia.
Come si comprende dal trailer, il film cerca di dare un finale diverso alle situazioni in cui è davvero difficile perdonare, dimenticare il male ricevuto dall’altro.

Ma il regista spiega: “Mi sembra che siano i film che propongono come “lieto fine” la vendetta ad andare completamente controcorrente, contro la società e contro gli individui. Credo che proporre finali felici di verità e non di finzione sia andare a favore della corrente e non c’è “lieto fine” più bello del perdono”.

L’ispirazione per questo film nasce quattro anni fa in Colombia quando un uomo si avvicinò a Juan Manuel Cotelo dicendogli che i suoi capi volevano parlargli: erano paramilitari che si erano consegnati alle autorità dopo aver commesso centinaia di omicidi e che stavano scontando la loro pena detentiva: “i miei capi vorrebbero chiedere perdono tramite lei.”

“Quello fu il germe di questo film. Chiedemmo i permessi necessari perché i prigionieri potessero uscire e chiedere perdono. Quando vidi una madre, a cui avevano ucciso il figlio con sei colpi di pistola, che abbracciava il suo assassino, ho capito subito che dovevo raccontarlo”, spiega il regista, che nel documentario mostra l’incontro di Ramón Isaza (paramilitare colombiano, responsabile di oltre 10.000 omicidi) con la madre di una delle sue vittime.

Permettetemi di dimostrarvi con queste storie che non è così; che per quanto tragico, drammatico e oscuro possa essere il panorama, esiste un “lieto fine” che si può raggiungere”.

Juan Manuel Cotelo: il suo film è un inno al perdono

“Se potessi condensare in un’unica parola quello che mi piacerebbe che lo spettatore si portasse a casa è la parola “speranza”. Speranza, non disperare, anche se tutto sembra indicare che non ci sia via d’uscita, che si sia condannati alla tristezza e al rancore”.
Il film, dunque, è un inno al perdono, un incoraggiamento a darsi questa possibilità, ad imparare a propagare l’amore, come regalo più grande.
E questo senza aspettare che sia l’ambiente circostante a modificarsi per farci cambiare, poiché è possibile agire in ogni circostanza personale.

Il messaggio di Juan Manuel Cotelo ci sembra davvero ricco di significato, quello steso che bisognerebbe associare ad ogni nostro intento, per cercare di acquietare l’animo e considerare la possibilità di poter vivere in un mondo migliore.
Quello di cui dobbiamo preoccuparci è il fatto di serbare rancore. Dobbiamo lottare contro questo, ma non cercare di mettere in atto una specie di eliminazione dei ricordi difficili. Dio, è vero, ci concede anche la grazia dell’amnesia. Dio stesso dimentica i nostri peccati, e ci aiuta non solo a perdonare, ma anche a non pensare più alle ferite. È un dono, non qualcosa che mi propongo”.

Al margine delle considerazioni sociali, politiche, il primo passo che è alla portata di chiunque – non c’è bisogno di essere il premier –: è amare in casa propria, come si educano i figli con l’esempio, con le parole … Do loro l’esempio quando sto guardando una partita di calcio e vince la squadra avversaria o sto insegnando loro a odiare chi è dall’altra parte?”

Antonella Sanicanti

Fonte: Aleteia

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