La storia di fede dello scrittore britannico Ken Follett ha un che di romanzesco e sicuramente è sopra le righe. Da ragazzo era membro dei Plymouth Brethren (i fratelli di Plymouth) un gruppo evangelico che puntava ad un culto rigido molto simile a quello cristiano originale. Nella sua adolescenza lo scrittore ha sviluppato una notevole dose di insofferenza nei confronti della religione (le regole del movimento evangelico erano troppo stringenti e fuori dal tempo) ma la vera separazione dalla fede è giunta con l’approdo al college.
Iscrittosi allo University College di Londra, ha cominciato a studiare i pensatori del passato come Platone, Cartesio, Marx ed Hegel e questo lo ha portato a riflettere sulla religione e sul rapporto con Dio. In un intervista concessa a ‘Bad Faith’ ricorda quel periodo ed il processo mentale che lo ha portato al totale distacco:
“Non si discuteva molto di religione, ma in privato mi misi a esaminare le convinzioni religiose sulla base di criteri logici. Nessun dato di fede superò mai la prova. Al momento della laurea ero diventato ateo. Un ateo arrabbiato, anzi. Sentivo di essere stato ingannato. Rimpiangevo le ore sprecate negli “incontri”, l’infanzia senza cinema né televisione, il divieto di entrare nei Boy Scout. Più che altro, mi faceva infuriare il fatto di aver prestato fede alla robaccia in cui ero stato cresciuto. Nulla è più esasperante della rivelazione della propria passata stupidità. Ero persuaso, inoltre, che avessero cercato di defraudarmi”.
Follett era diventato un ateo convinto e non c’era occasione in cui evitava di palesare il suo disgusto nei confronti della Chiesa. Con il passare degli anni, però, qualcosa è cambiato nuovamente in lui, in parte grazie al periodo di scrittura de ‘I pilastri della Terra’, ultimo best seller di una lunga serie (lo scrittore ha venduto oltre 150 milioni di romanzi in tutto il mondo), che ha come tema centrale proprio la fede. Durante la stesura, infatti, Follett ha girato molte cattedrali e raccolto informazioni sulla storia delle stesse cosa che lo ha avvicinato se non alla fede al mondo della religione.
Parlando del romanzo, durante un’intervista concessa a ‘La Repubblica’, Follett spiega la creazione del personaggio principale, il Priore Philipp: “Fin dal principio mi è stato chiaro che, se non altro per questione di realismo, nella trama ci sarebbe dovuto essere almeno un personaggio ammirevole di cristiano autentico. Ho stretto i denti ed è nato il priore Philip. Non mi è sfuggita l’ironia insita nel fatto che fosse un ateo a scrivere un best seller ispirato a una chiesa”.
Ciò nonostante la sua idea di Dio non era cambiata, ma qualcosa lo spinse ad andare in Chiesa: inizialmente fu un obbligo dovuto al ruolo in parlamento della seconda moglie, ma anche quando l’incarico come deputato è terminato Ken Follett ha continuato a frequentare le funzioni, il motivo? Gli piacciono e non si vergogna a dirlo quando afferma: “Continuo a non credere in Dio e non faccio mai la comunione. Ma andare in chiesa mi piace. I vespri cantati sono la mia funzione preferita. A mezzo secolo di distanza dalla mia fuga dalla congregazione, oggi sono di nuovo uno che va in chiesa, non regolarmente, ma neppure in modo troppo discontinuo”. Lecito quindi chiedersi se ha sviluppato una forma di fede, ma lo scrittore con ironia si definisce “Un ateo non praticante”.