Un documento speciale, breve ma denso, che sintetizza le preoccupazioni e la sollecitudine pastorale di papa Francesco nei confronti delle famiglie, nel mutato scenario della pandemia. Così si presenta la lettera del Santo Padre agli sposi in occasione dell’anno “Famiglia Amoris laetitia”.
Cosa ha rappresentato la pandemia per le famiglie? Anche nei momenti di prova come quello attuale è possibile scorgere delle opportunità per rinnovare profondamente se stessi.
Vincere la “paura dell’ignoto”
“Il momento che stiamo attraversando mi porta ad accostarmi con umiltà, affetto e accoglienza ad ogni persona, ad ogni coppia di sposi e ad ogni famiglia nelle situazioni che ciascuno sta sperimentando”, scrive il Pontefice.
Il contesto attuale richiama alla mente l’esortazione del Signore ad Abramo a “uscire dalla sua terra e dalla casa di suo padre verso una terra sconosciuta che Lui stesso gli mostrerà” (cfr Gen 12,1). Quella verso cui siamo indirizzati oggi non è una terra fisica ma simbolica: dopo aver “vissuto più che mai l’incertezza, la solitudine, la perdita di persone care”, siamo stati spinti a “uscire dalle nostre sicurezze, dai nostri spazi di “controllo”, dai nostri modi di fare le cose, dalle nostre ambizioni, per interessarci non solo al bene della nostra famiglia, ma anche a quello della società, che pure dipende dai nostri comportamenti personali”.
In questa “paura dell’ignoto”, va conservata la certezza che “non siamo soli perché Dio è in noi, con noi e in mezzo a noi: nella famiglia, nel quartiere, nel luogo di lavoro o di studio, nella città dove abitiamo”. Qualcosa di simile avviene nella vita coniugale, dove ognuno “decide di donarsi all’altro senza riserve”. Via via che il fidanzamento e, poi, il matrimonio impongono nuove sfide agli sposi “l’impegno assunto vicendevolmente suppone che ciascuno abbandoni le proprie inerzie, le proprie certezze, gli spazi di tranquillità e vada verso la terra che Dio promette: essere due in Cristo, due in uno”.
Il ruolo dei figli
Un paio di paragrafi della lettera sono dedicati all’educazione dei figli che, nei genitori, cercano “la testimonianza di un amore forte e affidabile”, costantemente “assetati di amore, di riconoscenza, di stima e di fiducia”. Compito dei padri e delle madri è anche quello di trasmettere ai figli “la gioia di scoprirsi figli di Dio, figli di un Padre che fin dal primo istante li ha amati teneramente”.
I figli vanno educati ma, al contempo, “anche loro ci educano”. “L’educatore – prosegue il Papa – è una persona che “genera” in senso spirituale e, soprattutto, che “si mette in gioco” ponendosi in relazione”. I figli devono trovare una “fiducia” nei propri genitori e “nella bellezza della loro vita, nella certezza di non essere mai soli, accada quel che accada”.
Nella sua ultima lettera, Francesco esorta gli sposi a partecipare alla vita della Chiesa “in particolare nella pastorale familiare”, in quanto “la famiglia è la cellula fondamentale della società” e “il matrimonio è realmente un progetto di costruzione della cultura dell’incontro”.
Il matrimonio è paragonabile a “una barca instabile – ma sicura per la realtà del sacramento – in un mare talvolta agitato”. Gesù, però, è sempre “presente su questa barca” e “si preoccupa per voi, rimane con voi in ogni momento, nel dondolio della barca agitata dalle acque”, scrive Bergoglio, rivolto agli sposi, chiamati quindi a tenere “lo sguardo fisso su Gesù”. Con Lui al proprio fianco, si trova la “pace” e i problemi, pur non sparendo, si possono vedere “in un’altra prospettiva”. Infatti, “è stato proprio in mezzo a una tempesta che gli apostoli sono giunti a riconoscere la regalità e la divinità di Gesù e hanno imparato a confidare in Lui”.
Le crisi si vincono in ginocchio davanti all’Eucarestia
Venendo nello specifico delle sfide della pandemia, il Santo Padre ha ricordato come, essendo “aumentato il tempo per stare insieme”, ciò rappresenta “un’opportunità unica per coltivare il dialogo in famiglia” ma richiede anche “uno speciale esercizio di pazienza”. A tale riguardo, il Pontefice incoraggia a chiedere il dono della “carità” alla Santa Famiglia e rileggere “l’elogio della carità” di San Paolo “perché sia essa a ispirare le vostre decisioni e le vostre azioni”.
Rivolto agli sposi, il Papa scrive: “Non vergognatevi di inginocchiarvi insieme davanti a Gesù nell’Eucaristia per trovare momenti di pace e uno sguardo reciproco fatto di tenerezza e di bontà. O di prendere la mano dell’altro, quando è un po’ arrabbiato, per strappargli un sorriso complice. Magari recitare insieme una breve preghiera, ad alta voce, la sera prima di addormentarsi, con Gesù presente tra voi”.
“Vicinanza” e “affetto” sono espresse da Francesco nei confronti delle coppie in crisi. “Anche in questi casi – scrive – non smettete di cercare aiuto affinché i conflitti possano essere in qualche modo superati e non provochino ulteriori sofferenze tra voi e ai vostri figli. Il Signore Gesù, nella sua misericordia infinita, vi ispirerà il modo di andare avanti in mezzo a tante difficoltà e dispiaceri”.
Ricordando l’importanza del perdono reciproco, Bergoglio aggiunge: “Cristo “abita” nel vostro matrimonio e aspetta che gli apriate i vostri cuori per potervi sostenere con la potenza del suo amore, come i discepoli nella barca. Il nostro amore umano è debole, ha bisogno della forza dell’amore fedele di Gesù. Con Lui potete davvero costruire la «casa sulla roccia» (Mt 7,24)”.
L’importanza dei nonni
I paragrafi conclusivi sono rivolti ai giovani fidanzati, per i quali, durante e dopo la pandemia, “l’incertezza lavorativa” è diventata “ancora più grande”. A loro ha indicato ad esempio il “coraggio creativo” di San Giuseppe e di confidare sempre nella Provvidenza per “affrontare il cammino del matrimonio”.
Un “saluto speciale”, infine, per i “nonni” e le “nonne” che “nel periodo di isolamento si sono trovati nell’impossibilità di vedere i nipoti e di stare con loro”. I nonni, ha aggiunto il Papa, “sono la memoria vivente dell’umanità” che può aiutare a “costruire un mondo più umano, più accogliente”.
L’esortazione finale è per tutti gli sposi: “Non lasciate che la tristezza trasformi i vostri volti. Il vostro coniuge ha bisogno del vostro sorriso. I vostri figli hanno bisogno dei vostri sguardi che li incoraggino. I pastori e le altre famiglie hanno bisogno della vostra presenza e della vostra gioia: la gioia che viene dal Signore!”.