A distanza di 5 mesi dalla morte di Alfie Evans, il padre Thomas scrive una lettera pubblica in cui spiega il motivo per cui il figlio non è morto invano e di come il suo ricordo e la sua storia vivranno in ognuno di noi.
Sono passati ormai 5 mesi da quando il mondo si è fermato per un istante a lottare per la vita di Alfie Evans. La storia di quel bambino affetto da una malattia genetica la cui vita è stata difesa strenuamente dai genitori davanti alla giustizia ed ai media, ha colpito tutti. Le persone hanno riflettuto, chiedendosi se non fosse diritto di ogni genitore decidere quando un trattamento sia superfluo e quando invece sia corretto continuare a sperare che porti il figlio a migliorare le proprie condizioni.
A 5 mesi di distanza di Alfie Evans non si parla più, ma questo non vuol dire che la storia della sua vita, seppur breve, o la lotta combattuta dai suoi genitori debba scomparire con la morte del bambino. Questo è anche il messaggio che Thomas Evans, il padre del piccolo Alfie, ha voluto condividere con il mondo intero in una lunga e commovente lettera che ha postato sul proprio profilo.
Leggi anche -> Thomas Evans, è nato il fratellino del piccolo Alfie
Thomas Evans: “Alfie continua a vivere in noi”
Nella prima parte della lettera Tom spiega la situazione a tutti quelli che non dovessero conoscerla, parla della gravidanza, della malattia di Alfie e di come si sono sentiti quando i medici hanno detto loro che era meglio staccare il supporto: “La notte del 31 Dicembre ci fu detto che Alfie doveva essere lasciato andare perché non avrebbe mai più respirato da solo. Sconvolti e frastornati acconsentimmo. Ma avvenne il primo di tanti piccoli miracoli che si sono susseguiti. Alfie respirava. Respirava nonostante tutto e tutti. Ci fu chiaro che la sua malattia era grave ma ci fu ancora più chiaro che Alfie voleva combattere. Non avremmo più permesso a nessuno di interrompere la sua vita. Solo Dio avrebbe deciso”.
Da quel momento in poi i due giovanissimi genitori hanno cominciato una lunga battaglia legale e mediatica che ha fatto il giro del mondo. Fino all’ultimo momento la speranza di portare Alfie in Italia per continuare le cure è stata viva, ma l’imposizione dell’Alta Corte britannica ha impedito che questo desiderio venisse esaudito. Si è trattato di una sconfitta? Probabilmente sì, ma solo dal punto di vista della lotta per i diritti dei singoli, non in assoluto. A spiegarlo è lo stesso Thomas quando dice: “MAI, MAI, nella mia vita permetterò che Alfie sia morto invano. La sua breve vita ha lasciato un segno in milioni di persone… in milioni di cuori. Purtroppo Alfie non ha mai avuto una reale possibilità di salvarsi. È stato stritolato dalle maglie del sistema medico e giuridico inglese che ha mostrato il suo vero volto e anche tutta la sua ferocia”.
Da queste parole si evince come la vita di Alfie e la sua tragica morte siano per Tom uno sprone per continuare a lottare per il diritto alla vita. Allo stesso modo è convinto che quanto successo a suo figlio possa essere un esempio positivo per il futuro, un episodio che potrà aiutare altre persone a far prevalere i propri diritti.
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI
Luca Scapatello