Dedicato a tutti quelli che pensano che la Bibbia sia una favola, frutto della fantasia degli autori della sacra scrittura, infatti molti storici e studiosi concordavano sul fatto che le narrazioni bibliche che descrivono il tempo prima dell’esilio babilonese sarebbero state frutto della fantasia di scribi pii, mossi dall’obiettivo di giustificare le loro preoccupazioni sull’esilio attraverso la creazione di un passato a cui far riferimento.
E’ stata anche messa in dubbio l’esistenza di figure come i re Davide e Salomone, mentre alcuni studiosi oggi affermano che sarebbero esistiti ma soltanto come piccoli capi tribali, oggetto di successiva glorificazione. E’ stata l’archeologia a smentire queste convinzioni.
Proprio in questi giorni è stata annunciata la scoperta a Ophel, ai piedi della parete meridionale del Monte del Tempio, di un sigillo reale del re biblico Ezechia. Gli scavi, condotti dall’Università Ebraica di Gerusalemme sotto la direzione di Eilat Mazar, hanno portato alla luce questo reperto di forma ovale, sul quale compare un’iscrizione in alfabeto ebraico antico, che recita: “Hezkiahu (figlio di) Achaz re di Giudea“. Vi è inciso anche un sole con due ali rivolte verso il basso, affiancato dall’ankh simboleggiante la vita, che è l’emblema scelto dal monarca nella fase finale del suo regno, protrattosi negli anni 727-698 a.C. Ezechia è descritto favorevolmente nella Bibbia (Re2, Isaia, Cronache) come re intraprendente e audace: «Fra tutti i re di Giuda nessuno fu simile a lui, né fra i suoi successori né fra i suoi predecessori» (Re2 18,5).
Il ritrovamento va connesso a quelli emersi in questi anni rispetto agli altri re biblici, come Davide e Salomone. Ricordiamo ad esempio la scoperta di una città fortificata in Giudea al tempo di re Davide, che ha fatto concludere così gli studiosi: «le ipotesi di chi nega la tradizione biblica per quanto riguarda Davide e sostiene che egli era una figura mitologica, o un semplice capo di una piccola tribù, vengono ora dimostrate essere errate». I reperti di Khirbet Qeiyafa indicano, inoltre, che uno stile architettonico elaborato si era sviluppato fin dal tempo del noto re biblico, così come la formazione di uno stato e la creazione di una élite, con un certo livello sociale e urbanistico.
L’esistenza di Davide è stata anche confermata dalla stele di Tel Dan, trovata nell’odierno Israele settentrionale nel 1993-94, e datata all’incirca all’842 a.C.. L’iscrizione reca il nome di re Davide e descrive la sconfitta di Joram (o Jehoram), re del regno di Israele, e suo figlio Ahaziah (o Ahaziyahu), re del regno di Giuda, da parte del sovrano del regno di Aram Damasco all’inizio del 9° secolo a.C. Allo stesso tempo è stato trovato il palazzo di re Salomone e l’antica muraglia di Gerusalemme da lui fatta costruire.
Ci sono conferme anche sui personaggi più famosi e apparentemente più mitologici della Bibbia, come ad esempio Sansone. E’ stata ritrovata, infatti, una moneta dell’XII secolo a.C. in cui si descrive un grande uomo con i capelli lunghi che lotta contro un leone. E’ noto infatti il famoso episodio biblico della forza di Sansone che squarciò, come fosse un capretto, un leone che lo aggredì (Giudici 14,6). Gli studiosi sono infatti convinti che rappresenti il famoso giudice biblico. Il prof. Lawrence Mykytiuk , della Purdue University, ha spiegato e mostrato che ad oggi l’archeologia ha confermato l’esistenza di almeno 50 personaggi biblici.
Rimandiamo un approfondimento su questa tematica ad un nostro dossier specifico sull’archeologia biblica. Ci teniamo tuttavia a ricordare che la prudenza è obbligatoria, tali scoperte vanno tenute in alta considerazione ma è sbagliato pensare all’Antico Testamento come fosse un testo storico o scientifico. Non è stato scritto con queste intenzioni ed è sbagliata una lettura letterale: il messaggio inspirato da Dio ha esclusivamente un significato salvifico, descrive la rivelazione pedagogica di Dio agli uomini e va bel al di là della narrazione dei fatti, molti dei quali sono effettivamente storici come oggi conferma l’archeologia. Sant’ Agostino, infatti, definiva la Bibbia come il libro della pazienza di Dio, che vuole condurre gli uomini e le donne verso un orizzonte più alto (I Comandamenti, p. 100).
Fonte: iltimone.org