La Chiesa sulla pedofilia non ha messo la testa sotto la sabbia, come molti vorrebbero far credere

 

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La pedofilia all’interno del clero è un problema diffuso che solo ai giorni nostri ha ricevuto la dovuta attenzione grazie alle denunce affiorate nel corso degli anni. Sull’argomento è interessante da leggere un ampia inchiesta pubblicata sul quotidiano ‘Il Tempo di Roma” che offre un quadro esauriente su quale sia la situazione del clero italiano in questa triste ed annosa vicenda: sono 130 i sacerdoti condannati ed oltre 100 quelli che sono tuttora sotto processo.

 

Che la pedofilia sia un problema che dilaga all’interno del clero è un fatto inoppugnabile, altrettanto si può dire della lotta che la Chiesa ha messo in atto per debellare il fenomeno a partire dal 2005, quando per la prima volta Benedetto XVI ha dichiarato pubblicamente che la chiesa necessitava di una pulizia interna. C’è chi sostiene, come Don Nicola Bux, che il problema di fondo è che si dovrebbe avere il coraggio di ammettere la correlazione tra la pedofilia e l’omosessualità, questa la sua dichiarazione allo stesso quotidiano romano: “Bisognerebbe avere il coraggio di dire che la pedofilia è connessa all’omosessualità. Tutti lo negano, ma gli studi e gli esperti affermano che è così”.

 

L’idea più diffusa riguardo alla pedofilia nel clero è che la causa sia da riscontrare nel celibato del sacerdote, nel fatto che l’uomo ha determinate necessità che deve espletare per non incorrere in degenerazioni mentali e devianze. In realtà è più probabile che i soggetti colpevoli di tali misfatti siano naturalmente portati a determinati comportamenti spinti da impulsi che prescindono dalla natura degli interessi sessuali e dall’astinenza e che l’accanimento sul celibato sia una strumentalizzazione di questo problema atta a colpire le fondamenta della religione cattolica.

 

Da uno studio effettuato dal sociologo Philip Jenkins (uno dei maggiori studiosi nel campo della pedofilia nel clero) vengono fuori dei risultati molto interessanti: di base è dimostrato che la percentuale di preti pedofili cambia in base all’area geografica, nel caso dei cattolici questa va dallo 0,2 all’1,7%, mentre nel caso dei preti protestanti si va dal 2 al 3 %. Questo dimostra, almeno in parte, che la pedofilia non ha correlazione con il celibato dato che i preti protestanti possono sposarsi.

 

Un altro studio, questo pubblicato dal John Jay College of Criminal Justice della City University of New York dimostrerebbe che l’80% dei preti incriminati per abusi su minori presenta inclinazioni omosessuali. Non siamo di fronte a delle prove schiaccianti ma abbiamo un quadro generale più ampio che classifica le persone con tendenze omosessuali represse come i maggiori colpevoli degli atti di pedofilia, che la negazione dei propri istinti porti ad una degenerazione più marcata e malata?

 

In questi giorni si dibatte molto sull’accettazione dell’omosessualità e delle tendenze omosessuali all’interno della Chiesa (d’altronde stando ai risultati delle ricerche sopra mostrati sono sempre esistiti e si sono nascosti in mezzo agli altri) dimenticando che nonostante non sia un reato perseguibile per legge consiste sempre in un peccato. Che la crisi morale sia causata da una crisi dottrinale? In linea di massima questo può essere escluso, la crisi morale è arrivata prima ed ha condotto ad una crisi dottrinale, ma in che modo si potrà uscire dalla crisi morale se la Chiesa invece di evangelizzare il popolo si piega alle sue istanze?

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