Sul sacramento della Confessione che ci permette di riconciliarci con Dio e chiedere perdono per i nostri peccati, un fedele solleva una questione ben precisa.
Può un Sacramento adattarsi alle esigenze del mondo esterno?
Confessione e i dubbi
La pandemia ha lasciato numerosi strascichi in noi e dietro di noi e anche nella Chiesa. E non si tratta solo di regole contro la diffusione del contagio, di mascherine e quant’altro.
Ma ora la situazione è cambiata, c’è un graduale ritorno alla normalità. La Chiesa, quindi, ritorna al suo ritmo canonico. E anche l’amministrazione dei sacramenti ritorna tale. Ma c’è, purtroppo, una tendenza che non riesce a esser sradicata e messa da parte e riguarda la Confessione.
Un fedele, proprio su questo argomento, ha posto una domanda al sacerdote: “Ho un quesito che mi assilla da un po’ di tempo […] E’ possibile fare la confessione tramite computer scrivendo la propria confessione e l’atto di dolore al confessore, anziché verbalmente. Io mi reco abitualmente in chiesa tutte le domeniche”.
Ad alcuni potrebbe far strabuzzare gli occhi e far pensare al come è possibile. In effetti, per questi due lunghi anni, siamo stati abituati a fare tutto a distanza. Ma immaginare anche la Confessione così, sembra un po’ troppo. Ma Padre Angelo risponde con dovizia di particolari: “Tutti i sacramenti richiedono la presenza personale”.
“E’ valida solo in presenza del penitente e del sacerdote”
Eppure, il sacerdote descrive che ci sono anche delle condizioni da rispettare per ricevere un sacramento: “Tra le condizioni della validità dell’assoluzione sacramentale vi è anche questa: che sia “in praesentem directa”, data cioè ad un penitente presente. Il Sacramento infatti risulta dalla composizione di diversi elementi o segni. Se ne manca qualcuno, viene meno anche la celebrazione sacramentale.
Ebbene, le parole “Io ti assolvo” suppongono che il penitente sia presente. Presente non significa con la voce, ma con la persona […] Per questo è ritenuta vincolante la seguente frase: “È invalida l’assoluzione sia che sia assente colui che si confessa e sia assente colui che assolve; sia che colui che si confessa sia presente ma è assente colui che assolve; sia che sia assente colui che si confessa e sia presente colui che assolve”.
Nel corso dei secoli, però, la Chiesa si è messa a passo con i tempi, fino a quando, nel 2001, è stata presa una posizione netta. Per il Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, il sacramento della penitenza deve essere celebrato sempre “nel contesto dell’incontro personale”, e che non vale la confessione on-line.
E a chi, nel pieno periodo della pandemia, chiedeva a vari sacerdoti la confessione online, visto che non ci si poteva recare in chiesa materialmente e fisicamente, la risposta è arrivata direttamente dalla Penitenzieria Apostolica: “La Confessione sacramentale non può avvenire per telefono o l’email o con altri strumenti di comunicazione per motivi legati alla tutela del sigillo sacramentale. E soprattutto ci vuole la presenza fisica del penitente”.
Casi particolari che fanno eccezione
Padre Angelo spiega, infine, come, in situazioni di emergenza, sempre l’ultima parola spetta al Vescovo della Diocesi a cui appartiene il fedele: “Secondo il giudizio del vescovo diocesano, se la situazione impedisce di ricevere l’assoluzione sacramentale nella forma ordinaria, la confessione individuale nel tempo di emergenza, potrebbe essere sostituita da un atto di sincera contrizione, espresso magari con una formula di preghiera (Confesso a Dio Onnipotente. Atto di dolore…) o con parole nostre, e compiendo se possibile un gesto penitenziale (digiuno, veglia di preghiera o elemosina), fino alla futura celebrazione del sacramento nella sua forma consueta.
Le motivazioni che vengono portate per l’invalidità di questo tipo di assoluzione sono pertanto due: l’assenza delle persone (penitente e sacerdote) e il pericolo della violazione del segreto sacramentale.
Nell’impossibilità di confessarsi il fedele viene esortato a domandare sinceramente perdono a Dio con il proposito di confessarsi appena potrà. In tal caso viene già raggiunto dalla grazia di Dio come ha sempre insegnato la Chiesa quando ha detto che lo stato di grazia si può recuperare ancor prima della confessione se si emette un atto di contrizione perfetta” – descrive.
Ma, esclusi periodi di emergenza, la Confessione può esser valida solo se avviene in presenza del penitente e del sacerdote. Altrimenti non ha alcun valore.
Fonte: amicidomenicani